Ho appena finito di vedere questo film bellissimo. Temevo di non riuscirci perché lo trasmettevano in pochissime sale cinematografiche e per poco tempo. Tuttavia sapevo che prima o poi al Lux di Cinelandia avrebbero dato questa pellicola, così stasera ho colto la palla al balzo e mi sono portato a Cantù.
Che dire? Bravi gli Israeliani.
Bravi perché hanno ammesso una colpa di fronte al mondo intero.
Certo non basterà perché l’eccidio dei palestinesi nel sud del Libano è un granello di sabbia nel deserto di colpe che hanno tutti indistintamente in questa terra martoriara e mai libera.
Non è un film che punta il dito sulla responsabilità degli israeliani o sulle colpe dei cristiani libanesi.
È invece il viaggio intimo e del tutto personale di un soldato dell’IDF che scava nella sua memoria e in quella degli altri militari che hanno partecipato all’invasione del Libano per cercare la verità.
Non è un film denuncia ma desidera trasmettere quella grande voglia di vivere nella pace e nella normalità da parte dei militari – giovanissimi – che si fanno un autoscatto lasciando la macchina fotografica sulla canna del carro armato, che suonano la chitarra sulla spiaggia, che invidiano gli altri giovani nei bar, che sognano nell’aeroporto di Beirut semidistrutto dalle bombe e si fanno il bagno nel mare di Sidone.
Il sogno evapora immediatamente sulle note di this is not a love song e si ripiomba nella consapevolezza di convivere con la morte e la distruzione.
La gioventù inaridisce presto e ci si dimentica in meno di 20 anni degli orrori della guerra.
Capisco la disillusione, ma ora non ci sto. Almeno non in questa sera in cui tutti sono rapiti da un qualcosa che li trascende e li rincoglionisce. Questa patina di buonismo, di sbaciucchiamenti melensi e foto di regali. Non che non voglia crederci, ma nemmeno stare a leccarmi le ferite, almeno ci fosse qualcosa da…
Puoi anche non respirare, desiderare di suicidarti mentre la frequenza del cuore scende e i QRS larghi con le extrasistoli scorrono sulla carta millimetrata. Puoi reclamare al mondo intero il bisogno di cocaina da sniffare, rigurgitare e respirare il tuo vomito di nuovo, impedendo all’ossigeno di darti vita… Tanto che cosa cambierebbe se te lo…
E con il Giardino dei Tarocchi ho completato il mio tour personale nella storia dell’arte. Dovevo farlo per me. Ora che sono arrivato alla consapevolezza, giuro che non mi interesserò più di questo mondo e di tutte le cose connesse. Chiuderò la porta, sigillandola. Il desiderio di comprendere nasce nel 2013, un anno molto triste:…
Quante volte mi aveva scritto “ti voglio bene”, il frocione. E ora me lo vedevo sul Barro, bermudino a righe, che evita di guardarmi, intento soltanto a discettare di fronte all’amichetta, con la voce in falsetto da testosterone ormai ragrumato nei chili d’alcool, sul segno circolare dell’abbronzatura sotto i calzini bianchi. Che pochezza di spirito!…
Per fortuna che ci ha pensato l’Assessore a ricordare i medici che lavorano al Lariosoccorso di Erba, altrimenti non ci avrebbero nemmeno concesso una citazione se non per via indiretta durante la consegna della più alta riconoscenza civica della città. Ma dico: che costava inserire le parole “medici e infermieri” nella presentazione, visto che sono…
In questi giorni ho visto il film God’s not Dead. Che il dio dei cristiani sia morto o ancora vivo, poco mi importa. Non devo farmi convincere da nessuno. È sicuramente un film originale, ma… Ora, io sono poco cristiano, anzi, diciamola tutta, per niente, però vorrei esprime alcune opinioni sul film. Non ho nulla…