È così facile troieggiare: basta aprire le gambe, la bocca e via. Facile come una discesa con lo slittino su una pista di ghiaccio a Kemi, semplice come trangugiare un boccone di tiramisù offerto con la complicità di un sorriso.
Non è facile però tenersi la dignità, la dignità stretta al cuore, quella che ti permette di emergere senza sentirsi sporchi o vuoti.
Ma ancor di più ottenere le due cose assieme.
Insomma, concentrazione per infilare il filo nella cruna dell’ago e raggiungimento della catarsi.
Sarà anche una questione di ficcamento: ficca di qui e ficca di là. L’emozionarsi, prima di tutto, però, per non ritrovarsi il vuoto tra le mani e un orgasmo con il fiato corto.
O deludere i sogni di chi da te voleva solamente un po’ d’amore.
Che cosa ti rimane ora? Almeno un po’ di orgoglio?
Ora che hai usato le donne come oggetti, dopo che hai pucciato il cazzo nelle, come chiami tu, minestre scaldate, come ti senti?
A quanto pare non provi niente. Ti mancano soltanto alcune cose, ma mai l’amore, l’essenza, la sincerità. Non una spinta di empatia.
Eppure te l’ho dimostrato, l’amore. Quello silenzioso, afono, che non chiede nulla, che sta in disparte. Ti ho portato in quel posto lontano, nel Nord, sul mare, accanto, noi due, nei respiri affannosi su una panchina per riprenderci dalla fatica.
Non hai imparato niente da allora.
Hai vissuto una vita senza terremoti, senza squilibri. La anafettività ha inaridito il tuo essere. Hai scambiato il tuo letto, che non era il talamo ma il lettuccio dell’infanzia, per scopare la donna, quella per cui non ti frega nulla, ma almeno apre le gambe. Hai scopato quell’altra, dalla bocca di capsule, ma fa pompini meravigliosi (sarà lo stridore delle capsule?) e l’altra ancora ingenua. Hai tirato dritto senza immaginare che le scelte sono tali, un’opzione, appunto. Non una carta da scegliere nel mazzo.
Certo, troieggiare è facile e chi accetta il troieggiamento deve essere consapevole che la dignità è inversamente proporzionale all’apertura delle gambe. Nulla di sbagliato, per l’amor del cielo.
Poniti delle domande però. In ogni caso, non cercare di tornare indietro per percorrere quei cerchi concentrici che non ti portano a nulla.
Personal Jesus – Depeche Mode
Reach out and touch faith Your own personal Jesus Someone to hear your prayers Someone who cares Your own personal Jesus Someone to hear your prayers Someone who’s there Feeling unknown And you’re all alone Flesh and bone By the telephone Lift up the receiver I’ll make you a believer Take second best Put me to the test Things on your chest You need to confessI will deliver You know I’m a forgiver Reach out and touch faith Reach out and touch faith Your own personal Jesus Someone to hear your prayers Someone who cares Your own personal Jesus Someone to hear your prayers Someone who’s there Feeling unknown And you’re all alone Flesh and bone By the telephone Lift up the receiver I’ll make you a believer I will deliver You know I’m a forgiver Reach out and touch faith Your own personal Jesus Reach out and touch faith Reach out and touch faith Reach out and touch faith Reach out reach out Reach out and touch faith Reach out and touch faith
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Ho ricevuto ieri il santino dell’Arosio con su scritto “Costruiamo valori e abbattiamo muri“. Ma chi te l’ha detto di mandarmelo? Sei così viscido e schifoso che non hai più avuto il coraggio di affrontarmi nelle due occasioni in cui ci siamo visti. Sei filato a gambe levate temendo una qualche sceneggiata. No caro! Adesso…
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