Moonlight


“I. Piccolo” – Chiron è un bambino afroamericano originario di Liberty City, chiamato da tutti “Piccolo”. La madre Paula, invece di prendersi cura del figlio, si droga. I due vivono insieme in un quartiere di Miami segnato da droga e violenza. Per sua fortuna Chiron, dopo l’ennesima fuga dal gruppo di bambini che lo deridono e lo spaventano, si rifugia in una baracca abbandonata e lì, per caso, incontra lo spacciatore Juan, un uomo che si prenderà cura di lui e che gli insegnerà quello che sa della vita. I due diverranno amici e così quel muro di timidezza e di paura di Chiron verso l’uomo verrà meno.

Juan cercherà di aiutare Chiron ad affrontare la sua difficile situazione familiare e la sua difficile quotidianità accogliendolo a casa sua, trattandolo come un figlio e supportandolo insieme con la sua fidanzata Teresa, che indagherà su Chiron con estrema pacatezza e con i modi di una “mamma”. Un giorno il giovane Chiron si presenta a casa di Juan perché turbato in seguito alle grida della madre. Per cercare di calmarlo Juan lo porta con sé al mare, insegnandogli perfino a nuotare. Da quel momento in poi Chiron amerà l’acqua perché lo considera luogo dove le preoccupazioni si dissolvono come le gocce si disperdono nel mare.

“II. Chiron” – Chiron è ormai adolescente, ma vive gli stessi problemi del Chiron bambino, anzi forse li vive amplificati. La madre continua a drogarsi e si prostituisce: per questo, Chiron è costretto a rifugiarsi nuovamente a casa di Juan e Teresa per sopravvivere degnamente, ma soprattutto per trovare qualcuno che lo sappia ascoltare e coccolare veramente. Nel frattempo Juan è morto e Chiron si ritrova a contare sulla sola Teresa. Prima di andare a scuola Chiron passa da casa sua e trova la madre in stato di forte agitazione a causa dell’astinenza dalla droga. La donna pretende di avere dal figlio i soldi che Teresa gli aveva dato e, alla fine, riesce a ottenerli.

Chiron decide quindi di andare a scuola e di lasciarsi alle spalle quella casa, ormai domicilio di una madre che "si può chiamare tale solo sulla carta". La giornata passa con difficoltà per Chiron, ma prima di andar via egli ha il tempo di incontrare l’amico Kevin, che nel frattempo era stato messo in punizione per essere stato scoperto mentre amoreggiava con una ragazza della scuola. L’amico gli chiede di tenere il segreto e Chiron accetta, mostrandosi però ancora più turbato del solito. Di ritorno dalla scuola decide di andare da Teresa, ma i bulli che lo perseguitano sin da bambino lo costringono a cambiare strada e, per questo motivo, Chiron si ferma per dormire nella stazione ferroviaria che, nel frattempo, aveva raggiunto.

All’alba del nuovo giorno Chiron è nuovamente scosso da vecchie preoccupazioni e, per cercare un po’ di serenità, decide di andare a riflettere in riva al mare, unico luogo dove si sente sereno. Di lì a poco si reca sul posto anche l’amico Kevin. Dopo una lunga conversazione in cui Chiron riesce a liberarsi di alcune angosce attraverso il conforto di Kevin, nasce una situazione inaspettata: Kevin lo bacia e incomincia ad accarezzarlo sensualmente, fatto che permette a Chiron di comprendere la propria sessualità. Infine Kevin riaccompagna Chiron a casa e i due, poco prima di separarsi, si scambiano una rapida occhiata d'intesa.

Il mattino seguente Chiron torna a scuola. All'uscita, lo aspetta una brutta sorpresa: Terrel, il capo del gruppo di bulli, ordina a Kevin di colpire Chiron e di fargli talmente male da lasciarlo a terra, ma l’amico si limita a sferrare qualche gancio prima di assistere al prosieguo della rissa provocata da Terrel e dai suoi accoliti. Finita la rissa, i bulli scappano e Chiron, grondante di sangue e disteso per terra, viene dapprima portato in infermeria e, in seguito, dalla preside che gli consiglia di denunciare i suoi aggressori, consiglio che il ragazzo non accoglie. Il mattino seguente Chiron si sveglia, torna a scuola, entra in classe e, sfogando tutta la rabbia accumulata, spacca una sedia sulla schiena di Terrel sotto gli occhi del professore e dei compagni. In seguito a questo gesto Chiron viene arrestato e mandato in riformatorio.

“III. Black” – L'adulto Chiron è ormai divenuto un muscoloso spacciatore di droga in un brutto quartiere di Atlanta e lì cerca di vivere con le sue sole forze, armato della sua fedele rivoltella. Di notte ha sempre il pensiero rivolto al suo passato, ma anche quest’ultimo non si è dimenticato di lui. Una notte Chiron viene svegliato da una telefonata che crede provenire dalla madre Paula, la quale, nel frattempo, è andata a vivere in un centro di recupero per tossicodipendenti, per cercare di allontanarsi dalla droga e per aiutare gli altri. La telefonata è, invece, del suo ex-amico Kevin, che gli chiede se può perdonarlo per quanto successo prima del suo arresto e lo invita a fargli visita. La telefonata lascia Chiron profondamente turbato.

Chiron va a trovare la madre Paula al centro di recupero e tra i due nasce una conversazione che si concluderà con un pianto liberatorio per entrambi. Da lì Chiron si reca a trovare Kevin a Miami, nel ristorante in cui fa lo chef, suscitando la sorpresa dell'amico. Alla chiusura del ristorante, Chiron accompagna a casa Kevin che lo invita a entrare. Finalmente i due giovani uomini potranno esprimere liberamente i reciproci sentimenti.

Mi stavo perdendo questo capolavoro, vincitore di ben tre preni Oscar, di cui però non sapevo niente. Per fortuna che l’ho scelto dallo scaffale lgbt della Feltrinelli della Galleria di Milano.

Un film stupendo, minimalista, senza grosse pretese e senza effetti speciali. Lineare, semplice, che arriva ad un punto fermo, da cui ripartire.

La storia di questo ragazzo negro, di cui viene raccontata l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta, nei borghi periferici di Miami, è descritta in modo asciutto, senza lacrime, senza divagare.

Non ci sono moralismi ed è tutto un crescendo di fedeltà verso se stessi e integrità della propria anima. Molto bella l’espressione dell’amico di cui perdutamente si è innamorato Chiron. Mi piace il sorriso, la calma e la capacità di prenderselo tra le braccia per fargli capire quello che il piccolo bambino non aveva mai accettato. Meritatissimi tutti e tre i premi Oscar