Per fortuna che ieri ho deciso di passare ancora per il centro di Visby. Mi stavo perdendo le rovine della chiesa di Santa Caterina. Eppure ci ero passato così vicino il giorno prima. Peccato che fossi distratto dall’architettura della Piazza Vecchia e la chiesa mi è letteralmente scivolata via. Ieri intestardito con l’intenzione di vederla, sono riuscito a farmi tutte le mura e a vedermi nell’ordine San Nicola, San Clemente e le altre due di cui ignoro il nome del santo a cui è intestata la chiesa. Mancava soltanto la Caterina all’appello e pensare che ce l’avevo sotto gli occhi.

Si vede che sto diventando vecchio. Riesco a perdermi le cose anche in pieno centro di Visby. Lo so, ormai galoppo verso il tramonto e abbiate pazienza… non ho più il fiuto di una giovane marmotta.

Comunque mi stavo perdendo la chiesa più bella, o meglio di quel che resta della chiesa. Le navate e le arcate gotiche sopra le colonne. Uno spettacolo meraviglioso. Pensare che era uno dei motivi per cui mi aveva spinto a visitare il Gotland.

Oggi sveglia prestissimo: alle 5.30. Dovevo essere al porto perché la nave partiva tra due ore. Anche questa volta mi immaginavo di essere l’unico ma c’era un traffico pazzesco. Per di più c’era un’altra nave che partiva per Nynashamn. Almeno cinque cento auto e caravan. Una bolgia inestricabile, risolta con una placidità incredibile. Alle 7,30 lasciamo il porto. Visby è raccolta davanti a me. È minuscola dalla nave ma in un abbraccio la si vedeva tutta, scivolare via. Addio Gotland e mia piccola Visby.

Ero tranquillamente seduto in un posto a caso, quando a metà crociera, una coppia mi fa sloggiare perché era il loro posto. Non ho protestato ma, diamine!, c’erano posti liberi ovunque, almeno cinque fila in avanti e altrettanto indietro. Devi rompere le palle proprio a me… Mi sono alzato e mi sono spostato proprio un sedile davanti.

Sbarcato nel continente, il tempo era inclemente. Nuvole basse, pioggerellina, nessun cenno di miglioramento. Le nuvole non si alzavano. Percorro la 35 svedese fino a Nyköping facendomi subito rimpiangere la 35 dei Giovi. Un percorso ad ostacoli, diversi incidenti, una corsia, anzi no due, anzi no solo una. C’era tutta la Svezia in quei duecento chilometri lungo il perimetro sud orientale della penisola scandinava. Non potevi sgasare, quando riuscivo ad arrivare alla seconda corsia, non riuscivo a superare una cippa perché gli schizzi di acqua non mi facevano vedere nulla. Ci mancava che ci attraversassero i cervi e poi l’autostrada era completa. Una fatica tremenda. Duecento chilometri in 4 ore. Sembrava di essere sulla GenovaVentimiglia. Anche la mia Volvo mi ha consigliato di fare una pausa…

Mi sono solo fermato a Nyköping per ritornare indietro nel tempo, precisamente al 2004, quando tutto ebbe inizio: la sua pazzia, i suoi disagi, l’urlo di Munch… Fanculo la Svezia di allora. Mi sono scrollato di dosso questi pensieri e sono ripartito per la mia casettina vicino a Stoccolma.

La casa sul lago, con la piscina, la nebbiolina… Un perfetto setting per un serial thriller… Sul pontile il vicino di casa, curioso come una capra, con fare indifferente, si dirige verso di me. E fa pure la faccia sorpresa quando è vicino. Toh, chi sei tu? Non ti avevo proprio visto. Bugiardo e falso come una banconota da 3 euro. Ci siamo solo noi due nel raggio di 30 chilometri.

Metto subito le cose in chiaro. Sono ospite dell’albergo “Room by Water” (che nome fico, vero?). Mi parla in un inglese stentato e biascicato, con qualche venatura di alcool. Sono italiano, ah ok. E scompare, all’orizzonte… oltre la nebbiolina.