La sepoltura dei Morti
What are the roots that clutch, what branches grow
Thomas S. Eliot
Out of this stony rubbish? Son of man,
You cannot say, or guess, for you know only
A heap of broken images, where the sun beats,
And the dead tree gives no shelter, the cricket no relief,
And the dry stone no sound of water. Only
There is shadow under this red rock,
(Come in under the shadow of this red rock),
And I will show you something different from either
Your shadow at morning striding behind you
Or your shadow at evening rising to meet you;
I will show you fear in a handful of dust.
Quali radici attecchiscano, quali rami crescano
Thomas S. Eliot
fuori da queste macerie pietrose, o figlio d’uomo,
tu non sai dire, o indovinare, poiché solo conosci
un cumulo d’immagini infrante dove batte il sole
e gli alberi scheletriti non offrono riparo. Solo
c’è ombra sotto questa roccia rossastra
(entrate nell’ombra della roccia rossastra)
e vi mostrerò qualcosa di diverso sia
dalla vostra ombra al mattino, che vi segue,
sia dalla vostra ombra a sera, che sorge ad incontravi.
Vi mostrerò la vostra paura in una manciata di polvere.
E come al solito, ormai da quanti anni?, sono venuto da te. Già da alcuni giorni mi ha colto questa frenesia, questo stato d’ansia. Ero pronto stamane, ma non so perché ero in ritardo. Certo, per venire al cimitero, non c’è un’ora imposta… ma sapevo che era tardi, terribilmente tardi…
Avrei dovuto correre, sforzarmi di inseguire quel tempo che ormai non è mai abbastanza per trovare la calma. E poi quel tragitto, quel lunghissimo percorso che ci separa. Ma non ce la facevo. Non so bene nemmeno io di cosa avessi bisogno. Volevo fare colazione con la brioche quella buona, ma mi sono fermato in quel bar dove le brioches sono surgelate e scaldate. Dovevo fare un giro alla IPER, ma avrei perso tempo, tanto, preziosissimo tempo. Mi sono fiondato al supermercato accanto al bar. Ho trovato il primo vaso, non confezionato, spartanissimo, ma andava bene. Dei fiori di erica, minuscoli, adesi a quei pochi rami e via… di corsa in auto per coprire ancora quella decina di chilometri.
Il percorso esasperato nel centro di quella città. Malnate è proprio un paese insopportabile… La fila, i tempi ristretti nel passaggio del tratto alterno alla circolazione. C’è chi vuole fare il più furbo degli altri… Salgo su, via Belforte. Devo arrivare al palazzo della Posta. L’ansia mi prende, mi attanaglia, mi lascia senza fiato. Dai, resisti ancora un poco. La strada è dissestata, Possibile che non ci sia una strada liscia e percorrbile senza lasciarsi le sospensioni…?
Svolto, completo la rotonda e ritorno indietro. Ecco, finalmente. Scendo, La macchina fotografica, ho lasciato Jake sul sedile. C’erano i cerberi guardiani che non lo avrebbero fatto entrare. Avrei dovuto litigare.
Il viale principale sembra interminabile. E poi ancora quel fastidiosissimo senso di smarrimento per non aver trovato il sentiero giusto. Ero accecato, avevo la tua foto davanti a me. Eppure sono passato oltre, ho guardato negli altri vialetti. Il grosso albero mi ha confuso. Eri lì, nascota proprio da quell’albero cresciuto su una tomba. Eccoti, dopo due, tre, quattro giri a vuoto, maledicendo la mia idiozia, la mia ben poca propensione a ritrovare un luogo che ho visitato almeno una decina di volte.
Ho depositato il vaso di erica sul bordo, vicino al marmo. Non c’erano segni recenti di passaggi di altre persone. Evidentemente nessuno ti ha ricordato oggi. Ma fa niente. L’importante che ci sia io, proprio qui, davanti a te, inginocchiato. Ho temuto di non rialzarmi più vista la stazza che sto raggiungendo. Ho posato le dita sull’immagine fredda. Il vetro che la copriva era imperlata di umidità. Ho appoggiato la mano, cercando di levarla. 1940-2009. Alcune lettere del nome si stavano sbiadendo. Gli angioletti di gesso erano inverditi. Il fiorellino di vetro sembrava intonso e non consunto dal passare del tempo. Ok. Mi alzo con fatica. Mi guardo attorno. Faccio le foto, mi guardo indietro. Ammiro il sole, il cielo azzurrissimo… Mi lascio scaldare dal sole e riprendo il viale principale. Vorrei mettermi a correre ma non ce la faccio, mi riprende l’ansia. Vorrei essere già a casa e non percorrere la strada del ritorno. Raggiungo a fatica l’uscita, come se fossi in apnea… Stringo Jake con veemenza, lui infastidito inizia a protestare con un miagolio. Della serie: lasciami stare. Ma certo… Figurati se vuoi essere partecipe dei mieii sentimenti.
My baby I love
My baby I love your voice
Oh my baby I love
Oh my le-e-e-lady
Baby I love
Oh my baby I love your voice
Oh my baby I love
Oh my le-e-e-lady
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My baby I love
My baby I love your voice
Oh my baby I love
Oh my le-e-e-lady
Baby I love
Oh my baby I love your voice
Oh my baby I love
Oh my le-e-e-lady
Baby I love (oh yeah)
My baby I love your voice
Oh my baby I love (oy ga)
Oh my le-e-e-lady
Baby I love (oh yeah)
Oh my baby I love your voice (oh yeah)
Oh my baby I love (ooh)
Oh my le-e-e-lady (lady)