Dedicarsi una giornata intera lo si può fare, specialmente se è il tuo compleanno. Ho spento il cellulare ieri, alle undici, dopo essere tornato da una cena dal Mc Donald’s, lo so, vedo il vostro sguardo di disprezzo, ma giuro che non c’era aperto nulla, proprio niente.

E così mi sono dimenticato di internet, di facebook, di gmail, e whatsup. Sono diversi anni che ho preso questa decisione, da quando i miei anni sono così ingombranti che non riesco quasi più a sostenere il loro peso. E non mi sembra il caso che qualcuno ti auguri qualcosa, quando per me è solo un dispiacere, una fermata in più. Che sia chiaro, apprezzo chi li fa, ma per me davvero non ne vale la pena.

Così ho solo pensato a me stesso, a come uscire da Lourdes nel pieno scuro, ed erano le sette (ma qui sono avanti con i meridiani per cui è sensibilmente buio) e mi sono portato sulla solita Autostrada dei Pirenei. 100 chilometri lisci tra il rossore dell’alba e la brina gelata dei campi.

Ho guidato in scioltezza con la mia Jeep. Sono uscito seguendo le indicazioni della A74, ignorando il tom-tom dell’auto. Ma va bene, ogni tanto un piccolo tradimento… Tempo di rabboccare il serbatoio e di percorrere in orizzontale tutti i dipartimenti che si susseguivano -Alti Pireni, Alta Garonna, Arieges e, anche se per pochissimo, Pirenei Orientali- che la meta si avvicinava inesorabilmente.

Mi sono fermato a Foix con un castello splendido, tappa obbligata lungo la strada. Il cielo azzurro, la cittadina in perfetto ordine, ovviamente deserta con negozi chiusi e nessun bar dove fermarsi per prendere un qualcosa di caldo. Volevo vedere il castello ma era chiuso a intermittenza e, ovviamente, io ho beccato il giorno chiuso. Un po’ come il Baradello che è sempre chiuso.

Tempo un’ora e così mi sono inerpicato su su per i Pirenei. La neve aumentava sensibilmente a vista d’occhio ma la strada era perfettamente pulita e senza ghiaccio. Uno spettacolo che mi ricorderò per sempre. Tolta la bruttezza delle opere umane, il resto era favoloso. Ho sorvolato subito su quei parallelepipedi e centri commerciali per lasciarmi andare allo spettacolo delle vette e delle montagne. Sono arrivato sul passo e mi sono lasciato abbracciare da quella catena chiusa circolare di vette. Mi sono fermato a toccare la neve, a guardare il cielo azzurro … Era tutto così meraviglioso.

Sono sceso a rotta di collo percorrendo per tutta l’interezza della vallata. Un delirio di case, di costruzioni, di alberghi. Andorra è veramente soffocante. Me ne sono scappato subito. Non ce la facevo a stare in questa giungla urbana, in questa Livigno con gli steroidi. Mi sono solo fatto forza di vedere la parte storica, la sede del consiglio generale, e le due vie del centro. Davvero mi sono sforzato perché mi interessava per il mio sito di Araldica Civica. La parte che rimaneva, verso il confine spagnolo, era leggerissimamente meglio ma sempre soffocante. Non ce la facevo… Ho varcato il confine, sono entrato in Catalogna e ho iniziato a respirare. Non c’era niente, nemmeno la neve…

Che cose strane, davvero…

Sono arrivato alla sede vescovile di Seu d’Urgell, una cittadina contenuta, senza periferie brutte e ho cercato un albergo… Dopo un giro per il centro cittadino che si è consumato velocemente… bè, è stato un disastro che mi ha costretto al cesso per il resto della serata… Ma vi risparmio i dettagli. Tutta colpa di un dolce che aveva la presunzione di chiamarsi Tiramisù, comprato alla sera a Lourdes dal kebabbaro…

Auguri Carletto