Anche questo viaggio è arrivato al termine.
Stamattina alle quattro e mezza mi sono alzato, per fortuna che ho utilizzato il servizio di wakeup call dell’albergo, altrimenti sarei rimasto lì a ronfare ancora per un po’. Insomma l’ansia del giorno prima mi ha segnato e stamattina ero particolarmente stanco dopo essermi finalmente rilassato.
C’è poco da scrivere. Alle 6 siamo arrivati in aeroporto. C’era tutto il mondo ai banconi della Emirates Airline. Un’ora e venti per fare solo il check-in. Assurdo. E poi il viaggio è stato tranquillissimo. Su per il Golfo, dritto per l’Iraq. Poi curva a sinistra sulla Turchia, Bulgaria, Romania, Serbia, Croatia e Italia.
Piccole riflessioni.
Non è possibile viaggiare in questo modo. Non voglio più perdere 20 anni della mia vita per una settimana di svago. Il viaggio è libertà, è riposo, è tutto quanto possa essere lontano dall’ansia. Mai più. Lo dico adesso ma non nego che sicuramente mi rimangerò queste parole alla prossima occasione di partire.
Non è umanamente pensabile che uno possa rischiare di rimanere in un posto, chilometri lontano da casa perché non si riesce a fare un tampone in tempo. Un test rapido il cui esito è non prima delle 36 ore non ha nessun valore. Insomma, le indicazioni sono chiare. Il test rapido deve essere fatto non prima delle 24 ore della data prevista, in caso contrario bisognerebbe fare il molecolare, ma spiegalo e vai a trovare le strutture che lo facciano… Ieri ho girato 4 ospedali, e per tutta la settimana non ho fatto altro che cercare posti dove si potesse prenotare un appuntamento.
L’agenzia, la Magic Arabia, che ha erogato i servizi qui a Dubai, avrebbe potuto supportarmi e darmi indicazioni più illuminanti al posto del silenzio che ho ottenuto di fronte alla mie richieste.
Il governo emiratino anziché farci scaricare app che non funzionano e che non servono, devono pensare anche ai turisti senza che siano costretti a capire il sistema sanitario di Dubai.
Riflessioni su Expo…
Il viaggio ne è valsa la pena. Bisogna sicuramente vedere questa manifestazione. Penso, purtroppo, che quella di Dubai sia stato un fallimento colossale, soprattutto per colpa del COVID. Non c’era nessuno, si un po’ di gente, ma sicuramente ne trovavi moltissima di più alla Città dei Balocchi. Alle 10, quando aprivano i padiglioni, c’era il deserto. Pensare alle code chilometriche davanti al Giappone all’Expo di Milano… Nulla al confronto.
E poi diciamolo a bassa voce: non c’era niente di strabiliante, a parte qualche eccezione. Certo, tutto ipertecnologico ma non un monumento da ricordare. La tensostruttura della piazza principale carina, ma parzialmente coperta da alberghi. Che senso ha? Mi aspettavo che costruissero, chessò, un arco trionfale, una cascata, una prodezza tipo il Burj Kalifa, un treno a lievitazione che potesse trasportare la gente tra i padiglioni anziché usare dozzinali bus, un laser che illuminasse il cielo, una tour Effeil…
Se non ci fossero stati i padiglioni dell’Arabia Saudita e della Russia, il resto mi sembrava mediocre. Ho avuto l’impressione che gli Emirati Arabi Uniti avessero finito la verve della crescita, che ormai, avendo costruito tutto, avessero strabiliato il mondo con ogni cosa e che non ci fosse più niente.
Expo comunque rimane una bellissima occasione per viaggiare per il mondo e su questo non ci sono effetti speciali che tengano. L’incontro di persone da tutto il mondo è veramente emozionante. E’ bello poter capire la consapevolezza di uno stato su tematiche importanti. Poi, certo, mettere in pratica le idee non deve essere facile.
E i padiglioni che mi sono piaciuti di più sono stati quelli che con semplicità hanno avuto la capacità di coinvolgere totalmente il visitatore: Svizzera, Olanda, Messico, Russia, Giappone e Germania…
E con queste perle di saggezza, finisco anche queste pagine di diario…