Prima ancora di partire per l’Oman, avevo organizzato il mio ultimo qui a Edimburgo, pensando a tutto, ad ogni cosa: il biglietto aereo, il noleggio dell’auto, la cameretta d’albergo in un paesino affascinante affacciato sulla baia del Fife nell’East Lothian e addirittura l’assicurazione.
Tutto perfetto, tranne per una cosa, della quale proprio non avevo pensato: il biglietto di ingresso alla Street Parade che per la bellezza di 27 sterline ti assicurava la più festaiola ricorrenza dell’ultimo del mondo, ovviamente dopo il carnevale di Rio. L’ultima volta mi avevano fatto passare: non sapevo che per passeggiare nel Miglio Reale si potesse chiedere un biglietto, ma devo dire che ne era valsa la pena, anche perché mi avevano fatto entrare di sfrodo senza problemi con un bel sorriso e via…
Questa volta, vuoi perché lo Hogmanay party era chiuso da tre anni, doveva essere spettacolare, Edimburgo doveva raggiungere la luna…
Invece…
Arrivo alle 17 da Dunbar, dove avevo scelto l’albergo, una specie di Ibis di Grandate, tra l’Iper e il Mc Donalds, dove tra l’altro, ho preso l’occorrente per festeggiare (una coca e dei biscottini) e mi sono preso un paninazzo.
Il tempo non era granché ma aveva retto, ora incominciava a piovviginare… dundio… già iniziavo a cristonare. Entro da est, percorrendo tutta la A1 il vialone che percorre Edinburgo e che ospita la sede municipale nel quartiere Meadowbank. Non c’è traffico, arrivo zona tipo Sempione/Cadorna, precisamente nella London Street e trovo con un colpo di culo, che neanche gli ultimi anni, un bel parcheggio che mi aspettava. Non c’erano restrizioni particolari, dovevo aspettare quella mezzoretta di pedaggio. Evvai. Praticamente in centro. Esaltatissimo, mi fiondo per le vie del centro, illuminatissimo, e poi mi guardo in giro meravigliato come un turista agli obei-obei. Inizia la piogerellina insistente ma non demordo. Devo trovare un biglietto… Cercavo qualche spacciatore, mi guardavo attorno, attento a qualsiasi cosa, alle persone dietro agli angoli. Pensavo che uno da dietro mi dicesse: ticket? Come quando ti offrono la bamba. Era partita la grande caccia. Poi mi imbatto su FB da questa che vendeva 4 biglietti. Mi ci butto a pesce. Inizia una trattativa internazionale. Messenger mi comunica da subito di stare attento, ma certo, che vuoi che mi faccia infinocchiare da lei… Lei sembra gentile, mi dà subito l’account bancario e il codice segreto di non so cosa. Mi sembra di essere un D’Alema che vende le armi in Sudamerica. Le si fa più insistente. Non ho la più pallida idea di come si possano dare 20 sterline via telematica. Consulto Google freneticamente, mi consiglio con amici, al limite perdo 30 euri… Si fa più insistente, i messaggi sono con toni sempre più perentori. Dio santo, calma. Apro Paypal, sbagliando almeno la password cinque sei volte. Capendo qualcosa, mi chiede di indicargli quali sono le immagini contenenti l’idrante, il semaforo e animali. Dundio. Mi viene l’ansia… Sembra di essere in una escape room. Anzi al contrario. Mi sbattono fuori dal recinto della parata, letteralmente.
Decido di lasciar perdere, al diavolo questa tossica, era chiaro che voleva fregarmi 30 sterline, ma, dico io, tu che ti vendi per così, cogliona. Sfodero la faccia di un cane bastonato a quelli della sicurezza. Niente da fare, mi trattano male, non solo me. Sono tutti incattiviti. La pioggia ti entra fin dentro le mutande, quella bella sottile, ti bagna completamente. Rimango lì davanti ai cancelli alti tre metri per evitare che qualcuno li scavalchi, con le mie tecniche persuasive ma… niente da fare. Sono un totano congelato. Mi muovo fino all’ingresso della Street Parade dalla basilica di St John. Altra fila chilometrica, questa volta per il concerto dei Pet Shop Boy, ma chi sono? Non si erano estinti. Mah.
Arranco controcorrente, finisco sul vialone, a momenti vengo stirato sotto da un tram. I poliziotti che sbraitano con voce gutturale, le femminucce meno vestite di quelle che ho visto sulla spiaggia di Salalah. Avevo tutti i bronchi congelati e questi con le cosce e le tette di fuori. Mah. A metà percorso, mi intrufolo nel centro storico, la via della Rosa, e in un secondo, letteralmente, trovo il silenzio, il vuoto… e vengo proiettato nel Medio Evo in un romanzo di Langodon. Non ci capisco più niente. Poco male, decido di riprendermi e qui, ormai perso, disperato, insperatamente trovo un ristorantino senza prenotazione, senza niente di niente, anzi mi fanno entrare e mi portano subito il menu…
Delizia il caldo nei primi istanti! Mi sciolgo, sono una nuvola di vapore, non vedo più niente, a momenti casco tra le braccia del cameriere. Mi siedo al tavolo e mangio, con calma, evaporando lentamente. Faccio una pisciata chilometrica al cesso. Incomincio ad avere sensibilità alle dita dei piedi, gli occhiali si sono spannati. Mangio, non tanto per la fame, per gustarmi il tepore. La cameriera, milfona ageé, rossa con la coda di cavallo, strizzata all’interno di un paio di jeans che a momenti esplodono, pettoruta con una scritta tatuata sui balconi, arriva sculettando al ritmo delle canzoni di Madonna. Inguardabile, ma sempre meglio dell’inferno che c’è fuori…
Mi sento bene, sono rigenerato, mangio i piselli uno ad uno, divoro il pesce… Mi prendo la fettazza di torta alla carota e trangugio il té bollente. Intanto la Madonna Girl si agita nel locale, roteando la coda di cavallo, cantando compulsivamente LIKE A VIRGIN e prendendo le ordinazioni sul tablet… Altro che street parade! La festa è qui, mi viene voglia di abbracciarla, si sorridono tutti, si sbaciucchiano, è tutto un happyniuiar. I fuochi di artificio si intravvedono di riflesso dalle finestre alte delle case… Evvai tu, girl, che mi hai scaldato cuore, piedi e anima in questa funesta serata…
Esco tronfio, bello rigenerato. Penso di assaltare di nuovo le barricate. Ci provo, ma anche no… Ormai pochi minuti a mezzanotte, brindo sotto un albero della Edimburgo Edition, vedo il castello di blu illuminato e sento i fuochi e qualche bagliore di fuochi artificiali dietro la collina… Happy New Year.