La giornata internazionale dell’infermiere

Lo so che con questo post mi attirerò tante critiche ma provo lo stesso a scrivere quello che penso. Tra l’altro molti mi temono perché dico sempre le cose come la penso. Il 118 della Lombardia ha postato questa immagine per la giornata di cui sopra, che per inciso non è il 12 marzo bensì due mesi dopo. Ma sono dettagli…

Non entro nel merito della composizione grafica, che non mi compete: non ho alcun titolo per dire qualcosa. Ma il contenuto veicolato da questo messaggio mi lascia perplesso. Insomma, diverse foto di alcuni infermieri e altri presunti tali ripresi di spalle con la loro bella etichetta e il nome del 118.

Non so, non mi convince. Lo scorso anno per la stessa occasione era stata pubblicata una bellissima foto di una infermiera, tutta bella, cotonata, fresca di parrucchiere, intenta nel suo compito di infermiere. Ma lo sguardo non c’era, era rivolto verso il basso.

Quest’anno avrebbero potuto osare di più mettere il volto di un infermiere sorridente, triste, quello che volete purché si identificasse in un volto. Il 118, anzi l’eccellenza del 118 in Lombardia, che ci invidiano in tutto il mondo, il sistema assolutamente da grandi numeri e risposte incredibili, con risposte e interventi eccellenti dallo Stelvio alla Lomellina. Il 118 non sarebbe quello che è, e torno a ripetere, un’eccellenza di cui noi tutti dobbiamo essere fieri di farne parte, se non per quell’immenso e inestimabile capitale umano. Il 118 è fatto da migliaia di persone con un volto, di persone che con la loro testa, con il loro cervello e sentimenti, svolgono questo lavoro… Non siamo etichette, io stesso quando mi confronto con l’infermiere ho la necessità di guardarlo negli occhi per capire, per avere conferma dei nostri atti. Quando intubo qualcuno, ho bisogno di supporto, di conforto, che qualcuno ci metta le mani per portare a termine il nostro compito. E lo devo fare con quel contatto anche di pochi attimi, necessari per stabilire una sintonia, un’intesa perfetta, una motivazione. Anche quando ho paura, anche quando sento che il compito che dobbiamo svolgere alle volte è veramente difficile e che non posso tirarmi indietro.

È importante questo valore inestimabile, che risiede in ciascuno di noi, noi “1-1-8 people”. È per questo che avrei gradito che per la giornata celebrata il 12 maggio, andava bene anche il 12 marzo, ci fosse un’immagine di un volto. Possibile che su migliaia di persone che ci sono nella Lombardia, non ce ne fosse uno che avrebbe firmato la liberatoria per la privacy? Succede così in tutto il mondo.


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