Sì, il triangolo l’avevo considerato

E con le Bermuda, sarò sulla buona strada per completare il triangolo. Mi mancherà solo Portorico e poi il gioco è fatto. Per ora andiamo in questo isolotto. Tirare fino alle fine di Settembre non ce l’avrei fatta, così ho chiesto al mio Capo di darmi un weekend luuungo, che me lo ha concesso (è per quello che è piovuto così tanto!), raccomandandomi però di stare nei paraggi nel caso in cui dovessi tornare per sopperire a eventuali malattie. Sì, ceerto, come no!

Era la metà di Giugno e per 15 giorni sono iniziate le doglie per partorire il viaggio. Sfumata l’idea di andare a Seoul – sebbene città me la sarei fatta andare bene – ho dovuto ripiegare altrove. La Corsica con Jakino e Mater: ho però immaginato il casino di gente, il viaggio in traghetto e il caldo. Per loro due… no, non andava… ecco perché ho desistito.

I Caraibi, sì la mente mi continuava a portare da quelle parti, mi stordivano come il richiamo delle sirene di Ulisse. Voli tutto sommato fattibili, prezzi accomodanti. Ho dovuto desitere quando ho appreso che un tornado si è abbattuto su Barbados e sulle Grenadine, spazzolandole per me. Così ho sepolto ogni desiderio di Caraibi.

Ho pensato ad Atlanta in Georgia, la città della Coca-Cola. C’era addirittura un volo diretto. Poi sicuramente mi sarei portato nella Carolina del Nord, del Sud e poi, boh… Ma anche lì un tornado da quelle parti era incombente. Ecchepalle

Chicago, anche questa meta era fattibilissima ma troppo dispersiva. Dove andare? Nel Wisconsin, nel Dakota del Sud, del Nord… Vedere il memorial dei Presidenti sul monte Rushmore. Perché no? Lasciala lì in standby e fammi pensare.

Nel pacifico l’unica isola che mi mancava era Zanzibar ma destinazione troppo complicata da raggiungere.

Mete più vicine. Isole Aaland. Fattibilissime, peccato per il traghetto. Quello della mattina circa 40 euro e poi tutti gli altri 500 con orari scomodissimi. Scusate? Perché? Stesso discorso partendo da Turku in Finlandia. Giri complicati e imprevedibili. Mica posso stare in giro sul traghetto per niente e poi ho cinque giorni. Andiamo in su, ad Alta in Norvegia. Anche questa fattibilissima, ma… già vista e così tutto il Capo Nord.

Islanda, sì bella, comodissima, volo perfetto, diretto con Easy Jet… ma chissà il delirio, chissà quanta gente! E poi con la scusa del vulcano attivo, davvero avrei dovuto dormire nel sacco a pelo. Stesso discorso per isole Faroye. Appena viste. Groenlandia, già e poi dove vado? Shetland, impossibili da raggiungere se non pernottamenti ad Inverness…

E già! Così le Bermuda erano lì, che mi aspettavano, ce le avevo davanti agli occhi. Senza uragani, almeno per il momento, lontano dai Caraibi, tranquille, una RSA per vecchietti inglesi… Il volo preciso, quasi diretto, costicchioso ma tutto sommato senza grosse sorprese. Peccato per il dormire. 4 strutture per quattro notti. La prima, quella scelta, un Bed senza Breakfast, a 1000 e qualcosa dollari, le altre due oltre i 3.000 euro e infine, il top di gamma, a 10.000 euro. Stica… Va bene l’Ocean View e il seafront, ma neanche la colazione! Ho pregato e sperato che ci fosse la prima proposta. Così ho prenotato in contemporanea l’aereo e l’albergo. E vai. Una fatichissima per pagare con la carta di credito sia per la “stordità” della proprietaria dell’albergo sia per la cifra esosa del costo della camera, un appartamento sulla collina. Però mi sono detto che visto non posso prenotare l’auto tutto sommato quello che avrei speso per il noleggio, lo avrei messo nel dormire.

E ora mi trovo con le Bermuda, una punta del temibilissimo triangolo. Spero che non portino sfiga anche se ho i miei dubbi. Ma lo vedete lo stemma? Un leone, non nella sua raffigurazione araldica per eccellenza, ma ripreso di faccia e con la panza in avanti; goffo, che tiene in mano un quadretto con su dipinti l’Isola del Giglio e la Costa Concordia. Ah no, ho sbagliato! Sì, comunque uno scoglio e un naufragio. Quo fata ferunt, dove ti porterà il destino… Mica di buon auspicio! Aspetta che mi tocco. Ma vi racconterò… Stay tuned.


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