Così con il viaggio di ritorno dal L. F. Wade International Airport si conclude questa esperienza bermudiana. Del volo non c’è molto da dire. Volare per sei ore attraversando l’oceano è la cosa più noiosa di questo mondo. Almeno, c’è da dire, che il b777 della British era mezzo vuoto. Tutti ne hanno approfittato per sdraiarsi senza pudore, allungandosi per i quattro sedili centrali.

Un minimo di decenza!, in fondo sono solo sei ore di volo mica chissà cosa! L’aereo è partito con un’ora di ritardo, ma mi andava bene lo stesso perché aspettare al T5 – un carnaio in cui non puoi nemmeno muoverti – ne andava della mia salute. Mi sono fermato a prendere un Frappuccino dallo Starbucks, e ho aspettato che venisse annunciato il gate del volo per Linate.

Devo dire è stato tutto perfetto il rientro. Nessun problema al check-in. Nessuno mi ha chiesto che cosa fosse Linate. Non hanno nemmeno degnato di uno sguardo il mio passaporto.

Le Bermuda meritano un viaggio, con qualche accorgimento in più per non dover spendere una barbarità. Non c’è lo spirito del caribe: l’atmosfera rilassata, la trascurataggine, la decadenza non sono parole che esistono. Bermuda è tutta una bomboniera, le case sono intonacate alla perfezione, non c’è un posto brutto, malfamato, non ho mai visto una casa trasandata. È una piccola Cornovaglia, spostata un po’ più in basso. C’è molto anche l’influenza americana ma non è apparente.

Peccato che sia tutta costruita, che non abbiano lasciato un po’ di spazio. Quei parchi che hanno sono valorizzati come se fossero delle jungle. Il “parks department” è una presenza costante nei trentatré chilometri di lunghezza dell’isola. La natura è rigogliosa e esagera, per fortuna che si riscatta e che sia tratta con estrema attenzione. Ma alla fine tutto è lì in quel buchetto, in quella specie di Santorini atlantica. Non ci sono sentieri, zone di trekking, alture da scalare, fiumi da guadare. Immagino per un bermudiano come sia vivere lì e fare le solite cose per tutta la vita.

Ma lì sono ricchi, avere un terreno a Bermuda vuol dire essere immensamente ricchi ma altrettanto limitati a quelle quattro coste. Vederle sì, meritano ma tutto si consuma lì tra San George e Hamilton. Tra est e ovest. Il mare, le spiagge, quello sì, sono superbi, perfetti. E un viaggio merita proprio tutto ma solo lo stretto tempo necessario per vederle e poi possono sparire. Con buona pace degli inglesi.