Ritardo del Medico

Caro Moretti, quel “medico” in ritardo non mi va proprio giù. Innanzitutto voglio augurare alla ragazza una pronta e celere guarigione affinché possa godere della sua vita e realizzare i suoi sogni. Sono vicino al padre che ho abbracciato sull’ambulanza, permettendogli di vedere la figlia anche per pochi fugaci secondi.

Ma caro Paolo, non mi va proprio giù che in quel titolo associata a RITARDO ci fosse la parola MEDICO. Lo so che poi con arte cerchiobottista abbiamo rimediato alla polemica dicendo che “anche perché, come sempre, l’équipe ha soccorso la giovane con professionalità assoluta” anche se la parola medico è sparita. E ci mancherebbe!

Ma il suo articolo ha gettato discredito al mondo del Soccorso Sanitario di cui mi occupo ormai da oltre 30 anni. Prima con sicumera assoluta afferma che per fare il tragitto da Via Italia Libera sono stati impiegati 5 minuti. Probabilmente ha sottratto così a spanne il tempo trascorso dalla chiamata al 112 all’arrivo del mezzo medicale che è stato stimato in 7 minuti. E per supportare tale affermazione ha pure sciaccallato sul percorso intrapreso dall’automedica che è arrivata da San Bartolomeo e non da Piazza Torre, perché ci saremmo affidati al navigatore.

Niente di più sbagliato. E come può permettersi di buttare in caciara una problematica così importante, salvandosi in corner dicendo che il tempo comunque non ha influito sul soccorso della ragazza? Ma non si vergogna un po’? Prima getta la palla sul MEDICO per poi dire ma no, non è lui il responsabile del ritardo.

Le dico che prima di questo servizio eravamo andati a Vertemate con Minoprio per un infarto. Alle 7.50, prima ancora che iniziassi ufficialmente il mio turno previsto per le 8. Non abbiamo nemmeno fatto i controlli del mezzo per evitare di perdere tempo. Addirittura abbiamo preso le borsettine dei farmaci e degli strumenti medici (perché di notte il mezzo avanzato di Como risponde solo come auto INFERMIERISTICA e con dotazioni diverse) e ci siamo portati prontamente sul lugo del evento. Evitando di perdere tempo.

Concluso l’evento, siamo tornati a Villa Guardia, preso la SOREU dei Laghi, per ripristinare il mezzo, completare tutte le check list obbligatorie previste, tra cui il controllo degli zaini con le relative borsettine, assicurarsi il corretto funzionamento di tutti gli apparecchi elettromedicali, compreso il monitor, il defibrillatore, il multiparametrico, il videolaringo, il LUCAS o massaggiatore automatico, la pompasiringa. Stabilire che i frigoriferi avessero mantenuto la temperatura adeguata per conservare i farmaci che non tollerano il caldo. Stabilire l’integrità dei collari, dei caschi di rianimazione. Effettuare il controllo degli zaini di scorta, della maxi-emergenza, dei moduli da compilare, l’integrità dei cavetti degli elettrodi. Un lavoro certosino e complicato da effettuarsi all’inizio di ogni turno presso la base dell’Emergenza Sanitaria.

Le assicuro che ci vuole tempo, capacità critica ed essere preparati a qualsiasi evenienza se ad esempio i rilevatori del monossido e dell’ossigeno non dovessero risultare attivi, se le bodycam non dovessero registrare. Per quanto riguarda l’autista, ha anche lui una serie di controlli di cui non mi compete ma che deve effettuare.

Infine bisogna registrare negli applicativi il nominativo di ogni singolo componente, il ruolo ricoperto, le tratte e la convenzione. Le lascio immaginare il tempo necessario per fare tutto questo prima dell’inizio di ogni turno. In questo caso dopo un servizio, iniziato pochi minuti prima dell’inizio ufficiale del servizio medico a Como. Per cui dovevamo ripristinare i farmaci mancanti, le siringhe, le flebo, i tappini, le striscette per il glucometer e sanificare la strumentazione.

Siamo scesi a Como. Abbiamo deciso di evitare la Napoleona, e siamo scesi da Via Carso, perché da Villa Guardia, prendendo la Tangenzialina, e il ponte dei Lavatoi, sarebbe stato più scorrevole. Tutto questo per dirle perché siamo arrivati da San Bartolomeo e non da Piazza Vittoria. Tutto questo per dirle che non c’è bisogno del navigatore per individuare la Via Milano, la parte bassa. Noi siamo arrivati da Viale Giulo Cesare, e non da Viale Roosevelt. Questo però non l’ha scritto. Ha alimentato la polemica, ha soffiato sulla brace dei mormorii della gente, per aizzare l’incendio, per fare polemica inutile e sterile.

Se si fosse limitato a scrivere che alcuni si sono lamentati e hanno sollecitato, bene, sarebbe stato obiettivo e nessuno si sarebbe indignato. Ha creato l’onda perfetta per rinfocolare il chiacchericcio.

Per quanto riguarda i tempi, non mi esprimo, lascio che siano i miei responsabili a dare una risposta. Tutto quello che ho scritto è per arginare lo sciacallaggio mediatico che ha provocato lanciando la palla in mezzo all’evento. Mi dispiace, sono amareggiato, anche perché quel MEDICO, scritto così ha iniziato a pungermi dalla stessa mattina in cui è comparso l’articolo. Ho ricevuto in poco tempo una quantità di messaggi attoniti e stupiti. E cosa avrei dovuto fare? Scrollarmi di dosso questo fastidio come si fa per allontanare via una vespa che cerca di pungerti? Fare finta di niente? Ho girato tutti gli screenshot al mio capo, per avvisarlo di questa polemica di cui mio malgrado sono stato investito.

E ho parlato con tutti, mi sono confrontato, ho chiesto parere all’altro medico presente sul servizio, all’infermiere e all’autista. Ho cercato di capire che cosa non andasse in quella parola MEDICO, e non ad esempio, equipe sanitario, personale del soccorso. Ha buttato lì una polemica, tanto è agosto.

Mi spiace, lo so che a te non vanno proprio bene i 7 minuti, lo so per certo ma perché screditare in questa maniera il nostro operato, di cui si è prestato a precisare, a correggere, e ad aggiungere (l’inciso di cui sopra è stato inserito dopo)? Non dovresti meritare il diritto di cronaca, di raccontarlo in questo modo. Mi ha ferito e parecchio, mi ha dato parecchio fastidio. Non tanto per l’accusa, che ripeto saranno i miei responsabili a dire una parola definitiva ma per il modo, soprattutto esponendo questo fatto mediatico particolarmente drammatico che ha aggiunto dispiacere ad altro dispiacere, sebbene il ritardo non avesse influito sul soccorso.

E allora come la mettiamo? Scrivere un articolaccio così è veramente immondo. Indegno, Si deve vergognare. Ma non per l’accusa, ma per le informazioni che sono state date e che non erano corrette. Spero che con questo scritto tutti possano leggere effettivamente come sono andate le cose. E se ha da controbattere, lo faccia con dati oggettivi e certi, interpretando pure le schermate di Areu di cui avete la possibilità di accedere.

Mi dispiace, dottor Moretti. Ma mi era giusto e doveroso questo inciso. Per tutto il resto, la invito a presentarsi alla Centrale di Soreu per tutti dubbi e le problematiche che eventualmente possono essere nate dopo questo intervento.

Lo faccio per giustizia, perché la ragazza ha avuto tutto il miglior soccorso immaginabile possibile. A lei auguro tutto il bene e la miglior vita futura per i suoi sogni.


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