Arrivare a Dubai è stato facile. Una corsa di 6 ore, supercoccolati, straviziati. Poi da lì in avanti è iniziata la stanchezza, almeno per me.
Non per Mater, che si è ovviamente rinvigorita non appena ha visto la Palma d’Oro che faceva bella mostra di sè al Duty Free Shop, manco dovesse ricevere il premio del festival Cannes.
L’ho lasciata così che vagolava tra lo stand delle M&M’s e alcune gioiellerie mentre io cercavo di far ingozzare il bimbo con la fetta di pizza al curucuma che ha impestato tutto il DBX airpot.
L’altra tratta è volata, è il caso di dirlo, via liscia ma con molta più fatica e insofferenza. L’A380 era pieno come un uovo, non ci si poteva sdraiare come si voleva. Mater sembrava la gobba di Notre Dame, intabarrata come una sciatrice che va in montagna.
Arrivati a Mauritius, dopo una notte insonne, è scattata la corsa per salire sul volo dell’Air Mauritius che sarebbe partito tra non più di 20 minuti. Abbiamo dovuto compilare il modulo della dogana anche se non serviva, fatto la ginnastica al metal detector e di corsa i 500 metri del concourse hall dell’Aeroporto Sir Seewoosagur Ramgoolam (un nome più facile, no?) di Maritius in trentasecondi netti.
Una volta schiattati sul sedile del terzo aereo consecutivo, quello dell’Air Mauritius, ci siamo consolati al pensiero che sarebbe durato davvero poco. Infatti la tratta Mru Run viene coperta in meno di mezz’ora. Avrei sclerato se fosse durato di più.
E così la Reunion ci ha accolto con delle nuvole dense ma innocue, tempo incerto. Più di un’ora per ritirare l’auto alla Rent a Car. Traffico come sulle tangenziali di Parigi, code chilometriche per uscire da Saint Denis.
Arrivati in albergo, mater avrebbe voluto buttarsi sul letto ma l’ho convinta ad andare alla cascata qui vicino.
Scelta più che pessima. Abbiamo scollinato una montagnucola e circondato una vallecola tra rocce a precipizio, ghiaia e tronchi così intrecciati che non ruscivi a districartene.
Abbiamo rinunciato ad arrivare alla cascata dei Cormorani. Almeno per oggi. Non mi sembrava il caso di lasciare un cadavere alla Reunion. Anzi due.
Per chiederle scusa, allora ho portato Mater alla chiesa di Saint Gilles per la messa. Si è ripresa immediatamente mentre io ho ronfato alla grande sul praticello vicino alla chiesa, cullato dal dolce clima e dalla luce al crepuscolo…
Per farmi perdonare della mia missione all’Indiana Jones ho accompagnato mater alla chiesa di Saint Gilles, dove io, peraltro, ho ronfato in maniera indecorosa.
Chissà la Madonnina, instatuita e rivolta verso il porto della città, cosa avrà pensato di noi due…