Selma


Nel 1964 Martin Luther King, per merito del suo movimento non violento per il riconoscimento dei diritti civili in favore degli afroamericani, vince il premio Nobel per la pace a Oslo.

King viene ricevuto dal presidente Lyndon Johnson, a cui chiede di garantire il pieno diritto di voto ai cittadini neri. Tale diritto è essenziale in quanto ai neri è negato negli stati del Sud, poiché essi non hanno alcun rappresentante nei seggi e nei tribunali; per questa ragione subiscono attentati, pestaggi e minacce a sfondo razziale, e gli autori di tali delitti, anche se arrestati, vengono spesso facilmente scagionati da tribunali presidiati da soli bianchi. Il presidente spiega a King che la sua richiesta è sì giusta ma scomoda, e creerebbe dissenso con gli stati del Sud.

King prosegue la sua lotta a Selma, in Alabama, stato governato dal segregazionista George Wallace. A seguito di una spedizione punitiva voluta dal governatore in risposta a una marcia non violenta, il giovane Jimmie Lee Jackson viene ucciso a sangue freddo da un poliziotto . Questo avvenimento sconvolge King, che organizza una marcia di protesta non violenta. Durante la marcia i neri che vi partecipano vengono sopraffatti dalla polizia, che li sottopone a pestaggi. Questo gesto, mostrato in diretta nazionale, commuove gran parte del paese. Nella seconda marcia si uniscono ai neri alcuni bianchi.

A questo punto il presidente convoca Wallace per cercare di calmare le acque. Di fronte alle deboli motivazioni del governatore, il presidente, che non vuole venire giudicato male dalla storia, decide di accettare la richiesta di King. Martin Luther King, vittorioso, vede il suo sogno realizzarsi e con il seguito di tutta l'Alabama marcia verso il Campidoglio, a Montgomery, dove terrà uno dei suoi discorsi più ricordati, consapevole dei rischi ai quali sta per esporsi.

Grandioso film, bellissimo. Proprio impareggiabile. Una ricostruzione di grande respiro. E la marcia organizzata per raggiungere il capitol a Montgomery capitale dell’Alabama.

La canzone Glory stupenda.