L’estate addosso
Marco è un liceale di 18 anni. Un giorno ha un incidente con lo scooter e i soldi datigli dall'assicurazione gli permettono di fare un viaggio estivo a San Francisco, dove viene ospitato da una coppia di giovani gay. A sua insaputa anche la sua compagna di classe Maria, detta "la suora" per il suo carattere bigotto, viene ospitata dai due. Dopo la diffidenza iniziale i quattro cominceranno a conoscersi sempre meglio e a fare amicizia.
Non avrei mai detto che mi sarebbe piaciuto un film di Gabriele Muccino, eppure questo, proprio questo in particolare, mi ha sorprendentemente colpito.
A tal punto che l’ho visto ben 4 volte al cinema.
Ok, ci sono delle incongruenze, delle muccinate, è una storia un po’ lassa, ma alla fine regge. Mi piace questo rapporto a quattro che si instaura tra i protagonisti, gli studenti e gli amici gay di San Francisco. L’amicizia nasce, creando una forte barriera tra loro e il mondo. Non può entrare nessun altro. Sembra che non ci siano altri amici, sembra che davvero non ci sia altro oltre a loro.
L’estate finisce, così anche la vacanza. L’unica femmina, la suora come è chiamata, è la più troia perché la dà al primo sconosciuto newyorkese durante il viaggio di ritorno quando il suo compagno di scuola ha fatto di tutto per trombarsela (e lei manco per i coglioni anzi cerca di tampinare il più fico della coppia gay).
Nonostante tutto mi piace la vita semplice della copia di San Francisco, senza stereotipi, senza eccessi. Mi piace la semplicità di questa storia.
E poi, dopo averlo visto quattro volte, ho imparato a capire lo script in inglese senza perdermi una parola.