La potenza del “wild”

Sebbene divenisse folle di gioia quando Thornton lo toccava o gli parlava, non cercava mai queste espressioni di affetto.

Stava sdraiato per ore, vigile e attento, ai piedi di Thornton, guardandolo in volto, contemplandolo, studiandolo, seguendo col più vivo interesse ogni sua fuggevole espressione, ogni movimento, ogni mutamento delle sue fattezze. O se, per caso, era lontano da lui, al suo fianco o alle sue spalle, contemplava il profilo dell’uomo e i movimenti casuali del suo corpo. E spesso, tanta era la comunione in cui vivevano, la forza dello sguardo di Buck costringeva John Thornton a volgere la testa, e allora l’uomo contraccambiava lo sguardo senza parlare, col cuore che gli scintillava negli occhi, così come scintillava il cuore negli occhi di Buck.

Ho riletto il libro di Jack London, dopo anni di infruttuosa ricerca. Volevo il piccolo libro giallo della BUR, proprio quello, invisibile tra gli altri libri della grande libreria di casa. Era lì davanti ai miei occhi ma non lo vedevo. Solo nei giorni scorsi l’ho ritrovato, o meglio, il libro si è fatto prendere da me.

Lo volevo leggere per me, per ricordarmi, oggi, di questo amore tradito dal richiamo della foresta. E questo regalo inatteso non poteva capitare che in questi giorni.

Soltanto una cosa doveva trattenere Buck dal correre lontano ed era l’unico legame indissolubile verso il suo padrone. John purtroppo dovette perire sotto le frecce degli eschimesi mentre Buck lanciava gli ululati nel buio stellato dello Yukon orientale e gli strazi di sofferenza di John non gli arrivarono nemmeno come un’eco lontano. E che cazzo, scusate!

Una tragedia amara e ineluttabile.

Il signor London era un bastardo nel suo genere; certo anche l’Oriana Fallaci, nella cui presentazione all’inizio del libro, dichiarando con una sviolinata tutta la sua isteria e amorevole ammirazione, non c’era cascata a quella bella immagine dell’uomo biondo e nordico.

Lo immaginavo passeggiare per le stradine di Dawson, quelle stesse percorse dalle mie scarpe, con il desiderio di raggiungere il “wild”, quello vero e non edulcorato da un fiume di colore giallo.

Ecco il problema. Il “wild”, appunto. Tutto l’amore può andare a farsi fottere. Ma non ha importanza. E lo dico abbassando il capo, accettando il silenzio e la mancanza di uno sguardo. Non posso farci niente. Perché più del richiamo, l’amore inesauribile rimarrà racchiuso nel cuore di chi perisce e lo porta con sé per l’eternità.

Con amore.

Walking in My Shoes – Depche Mode

I would tell you about the things
They put me through
The pain I’ve been subjected to
But the lord himself would blush
The countless feasts laid at my feet
Forbidden fruits for me to eat
But I think your pulse would start to rush
Now I’m not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Morality would frown upon
Decency look down upon
The scapegoat fate’s made of me
But I promise now, my judge and jurors
My intentions couldn’t have been purer
My case is easy to see
I’m not looking for a clearer conscience
Peace of mind after what I’ve been through
And before we talk of any repentance
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes
Now I’m not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes


I would tell you about the things they put me throughThe pain I’ve been subjected toBut the Lord himself would blushThe countless feasts laid at my feetForbidden fruits for me to eatBut I think your pulse would start to rushNow I’m not looking for absolutionForgiveness for the things I doBut before you come to any conclusionsTry walking in my shoesTry walking in my shoesYou’ll stumble in my footstepsKeep the same appointments I keptIf you try walking in my shoesIf you try walking in my shoesMorality would frown uponDecency look down uponThe scapegoat fate’s made of meBut I promise now, my judge and jurorsMy intentions couldn’t have been purerMy case is easy to seeI’m not looking for a clearer consciencePeace of mind after what I’ve been throughAnd before we talk of any repentanceTry walking in my shoesTry walking in my shoesYou’ll stumble in my footstepsKeep the same appointments I keptIf you try walking in my shoesIf you try walking in my shoesTry walking in my shoesNow I’m not looking for absolutionForgiveness for the things I doBut before you come to any conclusionsTry walking in my shoesTry walking in my shoesYou’ll stumble in my footstepsKeep the same appointments I keptIf you try walking in my shoesYou’ll stumble in my footstepsKeep the same appointments I keptIf you try walking in my shoesTry walking in my shoesIf you try walking in my shoesTry walking in my shoes

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