Sono sull’aereo che mi porterà a Denpasar, Bali, per una vacanza decisa all’ultimo minuto: due settimane tonde tonde, escludendo i due giorni di viaggio.
Accanto a me, Mater. Pensare che un mese fa era degente nel reparto di fisioterapia con un futuro incerto!
È stata una decisione non facile e sofferta, non solo per l’impegno economico (quest’anno ho ricevuto gli aumenti dell’ultimo quinquennio e i bonus per i lavori fatti nella casa acquistata nel 2015) ma anche perché Mater era stata operata ad agosto per una frattura pertrocanterica.
La decisione è maturata lentamente dopo che Mater era stata dimessa. Avevo già preventivamente posticipato le vacanze di un mese esatto. Mi chiedevo soltanto dove potessi andare. Avevo in mente la Tasmania, ideale per il mio spirito libero e il mio carattere da orso che mal sopporta la convivenza con il mondo intero, ma c’era mia madre…
Lasciarla a casa da sola? Non mi fidavo di nessuno, e poi dove trovare qualcuno che la prendesse in cura per due settimane? E poi, da sola, poteva essere pericolosa.
Un giorno mi è venuto in mente di andare in Corsica in auto con Jake e Mater a bordo lungo le perigliose strade di quell’isola. L’idea poteva andare bene ma il clima non prometteva il caldo.
Mi hanno suggerito le Canarie o Cipro, ma no. Assolutamente no. Ci ero appena stato e la violenta urbanizzazione delle coste mi avrebbe rattristato. Isole bellissime, certamente, ma che scoppiavano di paesi bruttissimi. Poi, una folgorazione: una meta esotica. Esclusi i Caraibi a causa di un devastante uragano, non rimaneva altro che l’Est…
Mi sono fatto mille domande, ho lasciato trascorrere i giorni valutando le condizioni di mia madre fossero tali da reggere il viaggio lunghissimo. Ho aspettato fino all’ultimo. Soltanto dopo aver visto i miglioramenti progressivi, dapprima col deambulatore, poi con il walker con le quattro ruote e infine con il solo bastone, vedendola sempre più in posizione eretta e sicura, ho preso la decisione di portarla con me.
Ok, osiamo.
Lei ha bisogno di stare in giro, di essere stimolata e coccolata dagli animatori del villaggio. Mi sono promesso di essere bravo, di evitare le scalate delle montagnucole come quelle alla Reunion o alle Seychelles. Avrei smussato i miei desideri di avventura alla Indiana Jones.
Ho organizzato così il viaggio, uno very easy ma proprio easy. Biglietto aereo e all inclusive in uno dei resort più esclusivi. Ho compilato quel migliaio di documenti necessari per entrare in Indonesia: visto on arrival, dichiarazione doganale e sanitaria sul vaiolo delle scimmie, e il pagamento di un obolo al Governo di Bali di poco meno di 10 euro. Proprio come in Italia.
Il volo doveva essere con Thai (e giuro che un giro a Bangkok per ricordarmi il bellissimo soggiorno del 90 lo avrei fatto ben volentieri), poi Qatar e infine Emirates, ovviamente, via Dubai. Non c’erano altre scelte. E se avessi aspettato ancora, non avrei trovato posto. Ormai sono più le volte che vado a Dubai che ad Erba.
All’aeroporto di Malpensa, ieri Mater si è fatta scorazzare sulla “sedia gestatoria”, come una vera papessa. Ma la cosa più fighissima è stata saltare tutte le file. A 10 cm da terra, guardavo con disprezzo i poveri viaggiatori transennati che si trascinavano da una corsia all’altra, avanzando di pochi passi alla volta.
Alle 22.00, il bestione dell’A380 si staccava dalla pista di rullaggio con tale levità che mi chiedevo come fosse possibile. Stipati e ammassati, non c’era un posto libero neanche a pagarlo…