Oggi è stata la giornata dell’indecisione. Indeciso se partire alle 7.30 o dopo la colazione. Se fosse stato solo per questo motivo, avrei saltato ben volentieri il breakfast. Tanto mangiare gallette di plastica o uova strapazzate con bacon mi faceva schifo. Il problema era che dovevo pagare il B&B. Il proprietario non ha voluto che saldassi la quota prima. E va beh.
Indeciso il sole se uscire o meno, benché fosse sostanzialmente sereno. Indeciso io nel prendere la strada migliore: quella a sud, vicino alla costa, così avrei visto il mare e Plymouth oppure quella a nord, passando da Bristol. Alla fine ho preso la stessa dell’andata.
Indeciso se fermarmi a Exeter o Salisbury. Ho optato per la prima, visto che della seconda non ho particolari ricordi felici. Indeciso infine se vedere Stonehenge.
Tutte le migliori intenzioni sono scivolate via via nel flusso dell’indecisione.
Sono partito, lasciandomi alle spalle il mare e la Land’s End, sotto un cielo lattiginoso. Traffico nella media, rumori fastidiosi di sottofondo. Ho tirato dritto, il più veloce possibile. Non mi guardavo attorno. La Cornovaglia stava lentamente diventando un ricordo.
Mi sono fermato ad Exeter, la capitale della regione del Devon. Sono arrivato al parcheggio del centro. 4 sterline e mezzo se la sosta era entro le prime due ore. Ok, tanto trovare uno spazio libero sulla strada… avrei potuto più facilmente vincere alla lotteria. Il centro era proprio a due passi. La cattedrale è grandiosa, ma ha un qualcosa che non va nelle misure. A prima vista è tozza, non è slanciata. Sembra che abbiano ignorato le proporzioni e la sezione aurea. Volevo entrare ma 7 sterline, anche no.
Mi sono poi portato al fiume Exe dove la città vantava di aver restaurato e rivitalizzato il quartiere Quayside. Carino, ma nulla di che. Mi sembrava tutto molto triste, forse per colpa del cielo grigio, forse per quella atmosfera dimessa. Ma la colpa era mia: non riesco a stare in una città per oltre un’ora. Mi viene l’orticaria. Volevo il mare, gli spazi aperti, qualsiasi cosa che fosse lontano dal traffico, dagli incroci e dagli scarichi delle auto. Sono letteralmente scappato, per quanto mi riguardava Exeter poteva essere archiviata.
Mi sono portato verso est, al primo distributore disponibile, ho fatto il pieno all’auto e poco dopo ho combinato il casino con il cappuccino della Costa. Avevo chiuso il coperchio ma era tagliato per cui il bicchiere non era sigillato perfettamente. Nel prenderlo è saltato il coperchio e una quantità spropositata di cappuccino è zampillata fuori, riversandosi sul cambio. Più che uno zampillo era proprio la quantità versata dalle cascate del Niagara in un secondo. Silenzio di tomba, imprecazioni, recita del rosario contemporaneamente. Guardo con orrore il disastro. Con i fazzoletti asciugo ogni cosa, l’aroma di cappuccino si sparge per tutto il Wiltshire. Il cambio è appiccicoso. Per fortuna che non ho macchiato i sedili della Kia. Dopo mezz’ora, da brava massaia, grazie alla bottiglia di acqua che avevo con me, mi sembrava che tutto fosse pulito. Rimaneva l’odore dolciastro, neanche fosse di un arbre magique. Ho tenuto abbassati i finestrini per i successivi 40 chilometri.
Ho avuto nel frattempo un’idea bellissima per il pomeriggio senza per forza dover guidare. Vicino a Stonehenge c’è un parco safari dove ti portano con delle jeep ingabbiate. Mi intrigava tanto questo parco delle Cornelle ma molto più wild. Brucio le miglia e le curve, supero in scioltezza le rotonde. Sembrava che l’ingresso fosse bello nascosto, faccio fatica a trovarlo. I cartelli stradali mi indicano il parco almeno da mezz’ora. Il navigatore si arrende. Alla fine, friggendo dalla fretta, arrivo al cancello del parco. Che è chiuso. C H I U SO!!!! Capite! La mia unica decisione stroncata in men che si dica! Persa un’ora per niente. Mi viene in aiuto un cartello turistico di un non meglio specificato laghetto e residenza storica. È vicino, almeno faccio una camminata.
Il posto in realtà sembra più che altro uno stagno, ce l’avete presente il laghetto della pesca sportiva di Casnate? Ecco, sì un po’ più grande. La delusione è enorme, ma almeno sono nella natura. Temo che le oche mi seguano. Sarà per il mio olezzo di cappuccino vanigliato? Non so… Mi perdo tra gli alberi ombrosi, le placide acque dello stagn… ops del laghetto. Ma in poco mezz’ora, ho completato il giro.
Non mi rimane che portarmi a Windsor a questo punto. È destino però che passi per Stonehenge. Vedo il sito, prendo il cellulare e faccio finalmente una foto ai quattro sassi sbilenchi in corsa. Il camion dietro di me mi ha ruzzato sfanalandomi neanche dovesse atterrare un boeing. A momenti mi schianto, sento il rimbrotto del camionista che mi disprezza. Recupero dignità e pieno potere della guida e schiaccio sull’acceleratore. Dentro di me, mando al diavolo il camionista ma non lo esprimo visivamente. Sia mai che siano pure permalosi. Comunque se guardate l’unica foto quasi mossa, storta, si vede Stonehenge. È l’unica foto dopo 50 anni che ho di quel posto. Per cui sappiate che la conserverò come una reliquia…
Alle 18, dopo aver superato la M3, arrivo finalmente a Windsor. Ma di questa giornata parlerò domani…