L’albergo nuovo, oltre al “luxury”, ha anche il privilegio di essere in mezzo al verde e in un ambiente protetto. Ho potuto sentire finalmente una parvenza di natura, i grilli nei campi attorno, le stelle nel cielo assolutamente terso, l’odore dell’erba bruciata del sole. Cose che non si potevano percepire nel precedente, proprio nella periferia di Heraklion.

Peccato che sia talmente vasto, che hai bisogno di una cartina per trovare la camera. Ma poi ci sono così talmente tante piscine che rischi ogni volta di entrarci senza preavviso.

Tutti gentilissimi per carità ma alcuni proprio con la puzza sotto il naso o altezzosi. Ho rischiato di mandare alcune persone a quel paese da quanto sono state acide nelle risposte

Oggi giornata lunga, stancante, ma assolutamente meravigliosa. La Balos Beach, meglio conosciuta come Laguna Blu, è la quintessenza di Creta. Solo per questo posto, merita un viaggio a Creta. Estrema punta occidentale dell’isola, in una delle due antennine con cui termina o inizia l’isola a seconda di come la si veda.

Ci portiamo da Georgiopulos, insignificante cittadina nel perimetro della quale c’è l’albergo e da lì prendiamo la strada nazionale per Chania. Lungo il tragitto una selva di autovelox, la betoniera che ci ha accompagnato per metà tragitto e che andava pianissimo, e una specie di pineta che mi ha sorpreso parecchio. Pensavo che non ci fossero gli alberi su questa isola… La tangenziale di Chania corre lunga e diritta. Spero di non aver beccato nessun atovelox.

Nell’ultima penisola, quella che ospita la cittadina di Kissamos, deviamo verso nord verso la Laguna Blu. Ero già preparato mentalmente e fisicamente che gli ultimi 9 chilometri sarebbero stati un inferno ma non mi lamentavo. Era il dazio da pagare per giungere in paradiso.

La strada sterrata, con sassi acuminati e avvallamenti, era veramente un devasto. Io in prima ho proceduto a dieci chilometri. Gli altri che mi sfanalavano e mi smadonnavano. Io non volevo bucare o finire giù nella scarpata. Se volevi mi potevi sorpassare… E non mi muovevo dalla mia carreggiata. D’altronde c’era il mare e lo strapiombo era proprio sulle scogliere. Non volevo rimanere infilzato da qualche sperone acuminato. Ho impiegato ben 45 minuti, in apnea, con la cagarella addosso, per quel tratto. D’altronde la strada era il cimitero del copricerchione. Ci mancavano pure le caprette che bellamente ti passeggiavano accanto e non avevano nessunissima intenzione di spostarsi per farti passare. Suonare il clacson sarebbe stata una cosa da evitare: le capre spaventate avrebbero potuto incornare l’auto. Non mi sembrava il caso di giustificare due fori da corna di caprette a quelli della Hertz.

Arrivati al parcheggio sono sceso dall’auto e mi sono inginocchiato a baciare la terra. No, me lo sono solo immaginato, figurati se bacio la terra costellata da palline di cacca di capre! La discesa alla laguna blu era qualcosa di mistico. Più ti avvicinavi più i colori erano accesi e il mare assumeva tutte le sfumature di blu e azzurro.

Ma anche le ginocchia gridavano vendetta. Arrivati nella baia, ti sembrava di vivere in posto incantato. C’era la sagra dell’ombrellone e ne abbiamo approfittato con 15 euro. Stare sotto il sole cocente non era molto bello. Ho fatto un bagno lunghissimo, con le pinne e le maschera da snorkeling. Pensavo di trovare chissà quale fauna ittica ma invece c’era solo sabbia.

Siamo stati fino all’una, rosolati e impanati per bene ma che meraviglia. La strada del ritorno invece è stata veramente faticosa. Scalare la montagna dalla quale siamo scesi era veramente una fatica immane. Mater l’ha scalata senza problemi. Io credo di aver tirato giù tutto il martiriologio greco romano e non so cosa altro. Le caprette ti guardavano quasi con compassione. La strada sterrata era adesso un lungo serpentone di almeno tre chilometri di auto parcheggiate lungo il bordo. Già era stretta, già dovevi fare il camel trophy e in più dovevi esporti paurosamente sul giglio esterno, quello che da sul mare. In più le caprette erano ben accovacciate e non avevano nessuna intenzione di muoversi.

Una veloce moussaka per me e una coppa di gelato per metar sono stato il premio finale in una taverna a Kissamos, stranamente poco turistica, anzi per nulla. Mater ha bevuto l’ouzo ed è piombata sul sedile dell’auto dove ha iniziato a ronfare fino a Chania, città dove abbiamo fatto un po’ di acquisti.