Oggi ho dovuto far contenta mia madre, altrimenti non me l’avrebbe perdonato. L’ho dovuta accompagnare in centro per fare shopping. Così con moltissima calma abbiamo preso la metropolitana sotto un cielo carico di nuvole e siamo andati a nord-est. Un cambio tra la linea rossa e quella verde, e siamo arrivati dopo un’oretta…

Incredibile come il mondo cambi tra due posti distanti solo una quarantina di chilometri. L’occidente lascia il passo all’oriente. L’ordine agli spazi gridati, non segnati. In un attimo sei in mezzo al caos, in quel mondo di tutti. E ti ritrovi davanti le mercanzie di negozi di ogni genere, proprio dove cammini. Assapori l’odore delle spezie, ascolti i miagolii di protesta di gattini fin troppo esili, ti lasci guidare dalla fiumana di persone che ti camminano accanto. Non ci sono spazi privati nella parte vecchia della città, come del resto in tutte le città arabe.

Mi chiedo come possano convivere queste realtà, per quanto tempo, soprattutto, staranno assieme. Arriviamo al Golden Souq. Mater viene attirata da tutti, che le propongono oro, plata, pashimine, borse gucci. Mater si lascia trascinare dalle mille voci. Io la guardo divertito. Prendiamo alcune cose da un Johnny Depp che sa ammaliare, che sa come trattare mia madre. Ma lei non si lascia corrompere. Piuttosto se ne va, ed è successo in due negozi. Comprati i souvenir e un braccialetto d’argento, Mater era finalmente appagata e serena. Io invece sclerato nell’aver dovuto mediare tra la cocciutaggine di lei e le insistenze dei venditori. Avevo bisogno di un boccettino di xanax.

Riprendiamo la verde e la rossa. Una bolgia infernale. Tante persone, troppe, di tante etnie. Pochi arabi, molti orientali, pochi occidentali. Continuiamo così per i 40 chilometri del ritorno, in unico susseguirsi di palazzi e grattacieli. Il tempo migliora. È decisamente sereno, ma la temperatura è in picchiata, saranno meno di 15 gradi. Sembrava di essere al Nord. Ma mi piaceva molto. Una sosta tattica in albergo e nel primo pomeriggio torniamo all’Expo per il terzo giorno.

Ce la siamo presa con comodo. Questa volta vagando senza una meta fissa. Siamo stati per lo più nel petalo arancione. I padiglioni dell’Inghilterra e dell’Indonesia non pervenuti, il primo perché era chiuso senza una spiegazione, il secondo perché dovevano aspettare il primo ministro. Così ci siamo buttati nel gigantesco e immenso padiglione dell’Arabia Saudita. Un rettangolone di vetro sospeso nel vuoto, che a momenti precipitava sulle nostre teste. Avevo pensato alla legge della sharia che incombe e che non ti molla neanche per un secondo. L’Arabia Saudita ha fatto le cose in grande, anzi in grandissimo. Volevano stupire il mondo e ci sono riusciti. Peccato che nessuno conosca l’Arabia perché così talmente chiusa che non pensi proprio come possa essere fatta. I filmati, i video, le proiezioni, gli specchi mettevano insieme una cosa di incredibile, quasi sovrannaturale.

Il padiglione della Emirates Airline, super tecnologico, era un po’ noiosetto. Dovevi interagire con delle palline e degli schermi, risolvere quiz e progettare gli aerei del futuro. ‘Na noia. Mater l’ho fiondata nella realtà virtuale con i visori ottici. Ha incominciato a gridare come un’ossessa ma alla fine si è divertita.

Il Kazakistan, un altro stato che soffre di manie di grandezza. Volevano far vedere agli Americani, proprio accanto, chi ce l’avesse più bello. La cosa interessante oltre a tutti i video e meraviglie che il Kazakistan poteva offrire, era lo spettacolino a metà tra il circo equestre e un balletto del Bolscioi. C’era questa specie di Yuri Chechi che interagiva con una mano robotica gigantesca e con essa faceva delle evoluzioni speciali. Veramente bello e spettacolare. Complimenti.

Un altro padiglione veramente interessante, chi l’avrebbe mai detto, quello del Lussemburgo, anche questi colpiti dalle manie di grandezza. Sembra che facciano tutto loro. E a vedere i loro video strabilianti, veramente ti sentivi piccolissimo. Grazie Lussemburgo di esistere. Inizierò a considerarvi di più.

E poi, nulla, abbiamo passeggiato per i viali circolari, vedendo anche un fracco di padiglioni minori di staterelli, solo per collezionare timbri da mettere nel passaporto. Abbiamo concluso con lo spettacolo sotto la volta emisferica della piazza principale e con i filmati fin troppo sdolcinati…