L’autista della navetta della compagna di noleggio auto avrebbe dovuto aspettarmi sotto il cartello “Hall B” al Venizelos. Ovviamente, al mio arrivo non c’era nessuno. La Centauro, la compagnia che avevo prenotato tramite il portale della Easy Jet, ha una pessima reputazione. Ho trovato solo giudizi negativi, proprio devastanti. Tuttavia, non mi sono fatto travolgere dall’ansia. Ho chiamato la compagnia, che mi ha assicurato che l’autista era nel predetto luogo indicato sul voucher. Gli ho chiuso la chiamata. Mica potevo andare in giro per l’aeroporto. Ho chiesto ad una signorina gentilissima che, appena ho menzionato Centauro, ha capito subito.
Mi ha indirizzato subito verso l’area delle navette, poco fuori dall’uscita. L’ultima tra le tante parcheggiata era proprio la mia. L’autista è lì che ronfa, con la testa all’indietro all’indietro. Ci manca solo il moccio dal naso. Conto fino a trecento per farmi passare la rabbia. Mi avvicino lentamente, busso al finestrino. Il tipo sussulta, gli chiedo in modo perentorio di essere portato agli uffici. Si sveglia completamente: vuole sapere se ho la carta di credito. Certo che ce l’ho, lei mi porti e poi gliela faccio vedere.
Diventa gentile, una parola in inglese tre in greco.
“Vado a vedere se ci sono gli altri, lei stia qui sul pulmino. C’è l’aria calda”. “No, mi porti ora, subito, in questo momento.” Ovviamente non glielo dico per davvero. Lo vedo barcollante entrare nel terminal. Cerco di rilassarmi per evitare di fare qualcosa di spaventoso. Fa veramente freddo. Rimango nella navetta e aspetto impazientemente il tipo stordito. Arriva senza nessuno dietro. Meno male.
In cinque minuti, sulla tangenziale dell’aeroporto, arriviamo all’ufficio della Centauro. Finalmente posso ritirare l’auto. Sono costretto a pagare il pizzo per l’assicurazione loro, locale, nonostante avessi stipulato una polizza con Axa, come previsto nel sito della Easy Jet. Non mi avrebbero addebitato i 1.100 euro di franchigia ed era tutto compreso. Non mi piace il tipo, sono diffidente, ma ho accettato di pagare 100 euro.
L’auto è un lusso, ti garantisce la libertà durante il viaggio e merita tutte le attenzioni. Chi se ne frega. Risparmierò altrove.
Dopo un’ora mi consegnano l’auto, una Clio bianca, bella, nuova e performante. Almeno non è un rottame.
Ritorno al Venizelos, taglio tutta l’area aeroportuale a velocità folle. L’autostrada tutt’ad un tratto diventa un tratturo, ma sono pochi metri. Faccio in tempo ad uscire dal compound, che mi immetto sulla strada principale.
In pochi minuti arrivo all’albergo, che riconosco grazie alle foto inviatemi dalla proprietaria. Cinque gatti diffidenti mi accolgono, girando attorno all’auto in allerta.
Corro a mangiare qualcosa. Trovo una taverna proprio accanto all’albergo. Pensavo di non trovare niente, invece mi accolgono come se fossi un trofeo. Un italiano: se ne vedono pochi. Sono tutti a far casino sulle isole, mica nell’Attica. Musica greca dal vivo da un gruppetto che suona sirtaki e melodie sdolcinate.
Affamato, ordino crocchette di formaggio e il merluzzo con patatine. Porzioni enormi, quasi non stanno nel piatto. Sto per sboccare ma finisco tutto. Buonissimo. Mi offrono anche zuffoli al miele, ricoperti di cioccolato fondente. So che rotolerò. Il tutto per soli 20 euri. Come in Italia. Mi godo i balletti, alcune canzoni sono un po’ noiose, da tagliarsi le vene, ma i giovani apprezzano. Evito di bere l’ouzo. Mezz’ora dopo esco, pieno come un otre. Barcollo. Decido di fare due passi sulla spiaggia. Giusto due, non ce l’avrei fatta farne altri. Rientro in albergo provato.