Ieri, giorno del mio compleanno, sono stato nella parte nord. Era piovuto durante la notte. La strada era bagnata. Il cielo era incerto. Salgo nell’entroterra. La strada era larga, le curve ampie. Di tanto in tanto, caprette o cani attraversavano la carreggiata, e rallentavo subito per non spaventarli.

Mi sono fermato alla cascata Drymonas, un posto incantevole, peccato per il paesaggio spoglio, con gli alberi bruciati dall’incendio di questo agosto.

Arrivato al piazzale del parcheggio, mi sono incamminato lungo il sentiero scivoloso che si addentra nella vallata. Non ho dovuto camminare molto, solo passare sotto ad alcuni tronchi, evitando che i rami mi si infilassero nelle giunture. La cascata era splendida, anche se mancava il verde: tutti gli alberi erano stati tagliati. La roccia era ricoperta da un sottile strato di muschio.

Se non avesse fatto freddo, sicuramente avrei messo i piedi nel bacino antistante. Mi mancava giusto il Badedas e una bella polmonite era assicurata.
Sono scappato subito, mi intristiva quel paesaggio brullo, e mi sono diretto verso est.

Speravo di fare in fretta, ma non riuscivo a rispettare i tempi. Erano già le 12 quando mi sono trovato nel centro di Istaia. Volevo fermarmi, ma il paesello era poco invitante. La pista del ghiaccio nel piazzale della città trasmetteva ancor più freddo.

Mi sono perso in questa città, non riuscivo ad uscirne, nonostante l’aiuto di Google Maps.

Ho percorsoo la costa occidentale, scoprendo che c’era ancora un pezzo enorme d’isola con altre montagne. Mi sentivo scoraggiato. Evia sembra infinita. Speravo di vederla tutta con un solo giro, ma ad ogni curva, chilometro dopo chilometro, si aprivano nuove vallate e insenature. Ho rinunciato a proseguire quando mi sono fermato a Oreoi, pensando di essere a Nuova Pirgo, molti chilometri indietro. Sorprendentemente, Oreoi era una città carina, con un bel lungomare e un’imponente statua di un toro. Mi è piaciuto molto perdermi nel paesucolo.

Ma avevo fretta di tornare. Mi sono fermato nella città termale di Edipsou, bruttissima, incasinatissima e piena di lavori stradali che costringevano a percorrere i sensi unici contromano. Una follia di città. Sembrava un’escape room. Non sapevo come uscirne. A un certo punto ho lasciato l’auto da qualche parte e ho visitato la parte termale, una vasca naturale di acqua calda sulfurea. La gente era lì a sbollentarsi mentre io morivo di freddo. Avrei voluto avere il loro coraggio di spogliarmi, ma non volevo puzzare di zolfo.

Ho sfamato nel frattempo qualche gattino con le crocchette comprate il giorno prima al supermercato. Poi ho festeggiato il compleanno, sedendomi in una pasticceria (va bé, diciamo così) dove ho preso un cannoncino gigantesco, grondante di miele e ripieno di panna e crema. So a cosa state pensando, ma era il mio compleanno. Cosa altro avrei potuto fare?

Così, alle 16, ho deciso di tornare in albergo. Purtroppo, gli ultimi chilometri erano chiusi perché la strada era interrotta. Ho iniziato a recitare il rosario, cercando di non arrabbiarmi proprio nel giorno del mio compleanno. Con infinita pazienza, ho rifatto i 60 chilometri che avevo già percorso all’andata. Quando i greci ti fanno arrabbiare di brutto.