In from the side


Mark e Warren, entrambi appartenenti ad una squadra gay di rugby, ed entrambi già impegnati, dopo una notte di sesso da ubriachi, instaurano una relazione, che porterà a delle fratture nei loro rapporti e nella squadra.

Stavo salvando il film solo verso la fine. Poi, l’ultimo fotogramma me lo ha fatto di nuovo bocciare. Ok, lo bollerei come la “fiera del narcisismo”. Insomma, due bonazzi instaurano un rapporto adultero, e fin qui tutto bene pur di esserne consapevole, ma quello che ha iniziato il tutto, il Warren, poi non ha avuto il coraggio di cambiare, di fare quel passo in avanti, per paura delle conseguenze che sarebbero ricadute sulla squadra. Mark, quello che ha subito il tutto, senza peraltro disdegnarlo, invece era pronto ma a fronte di una codardia così plateale -alla festa dell’ultimo dell’anno, quando avrebbe potuto dichiararsi, ormai a giochi svelati- non ha potuto fare altro che incassare il colpo.

Un comportamento da persona matura, accettando pure la separazione da parte del suo partner. Non ha però voluto distruggere il legame con la squadra accettando l’invito di Pinky, un ragazzotto ingenuo che credeva nel forte legame della squadra… Ecco, se si fosse fermato qui, probabilmente avrei apprezzato il film, ma lo sguardo lascivo di un altro ragazzo, preludio di un’altra storia turbolenta non faceva presagire niente di buono, se non un’altra serie di scene porn. Boh, mi lascia perplesso perché non capisco le dinamiche. Diciamo un soft porn con qualche ingrediente in più ma che rimane ancora insapore.