Tre manifesti a Ebbing, Missouri


Ebbing[1], Missouri. Mildred Hayes è una madre divorziata e con un figlio a carico, Robbie. A sette mesi dalla morte dell'altra sua figlia, Angela, violentata e bruciata viva, si accorge che sulla strada che porta alla sua casa vi sono tre cartelloni pubblicitari in disuso. Decide di affittarli dall'agente pubblicitario Red Welby e vi fa affiggere sopra tre frasi: "Stuprata mentre stava morendo", "E ancora nessun arresto", "Come mai, sceriffo Willoughby?". I suoi concittadini hanno sempre compatito la situazione di Mildred, ma di fronte a quest'accusa esplicita in molti si ergono in difesa dello sceriffo Bill Willoughby, membro stimatissimo e irreprensibile della comunità, che tra l'altro, stando alle voci, soffrirebbe di un cancro al pancreas in fase terminale. Fra questi vi è Jason, un giovane poliziotto con problemi di violenza e di alcolismo, che vede in Bill una sorta di mentore.

Mildred e Robbie - il quale non condivide l'iniziativa della madre - diventano il bersaglio di piccoli soprusi e minacce, che si aggravano ulteriormente dopo che la donna viene intervistata nel corso di un telegiornale locale. Bill capisce la rabbia che Mildred cova, ma è altresì convinto del fatto che lui e i suoi uomini abbiano fatto tutto ciò che era in loro potere per scoprire i colpevoli della morte di Angela: con pochissime prove e senza alcun testimone oculare (la violenza avvenne in piena campagna), d'altronde, è difficile muoversi in una qualunque direzione, e il DNA del colpevole ritrovato sul cadavere di Angela non corrisponde a quello di nessun abitante del luogo. Mildred non accetta però ragioni, e ribadisce la sua ferrea volontà nel mantenere i cartelloni anche all'ex marito Charlie, giunto in città dopo aver visto il servizio televisivo per chiederle di farla finita con quella storia. Charlie ricorda a Mildred che fu per certi versi proprio lei causa della morte di Angela: la sera dell'omicidio, infatti, rifiutò di prestare l'auto alla figlia, e la costrinse così ad andare in città a piedi, da sola.

Nel frattempo, la salute di Bill si aggrava: nel corso di un interrogatorio con Mildred (accusata di aver aggredito un uomo) sputa sangue, ed è così costretto a farsi ricoverare in ospedale. L'indomani viene dimesso, e decide di prendersi un giorno di vacanza per trascorrerlo con la famiglia. Felice di essere stato con i suoi cari e senza troppi rimpianti sulla coscienza, la sera stessa si spara, dopo aver scritto tre lettere: una indirizzata alla moglie, nella quale le spiega di essersi voluto - e di averle voluto - risparmiare i lunghi mesi di chemioterapie e di sofferenze che lo attendevano; una indirizzata a Mildred, nella quale le assicura di non essersi ucciso a causa sua (anzi di essere lui il misterioso "amico" che per lei ha pagato l'affitto dei manifesti per il mese successivo), e tuttavia di essere molto curioso circa le reazioni dei suoi concittadini, che indubbiamente attribuiranno la colpa del suicidio a lei; l'ultima lettera è destinata a Jason.

Questi, licenziato da Abercrombie, il successore di Willoughby, per aver aggredito mentre era ubriaco Red Welby, è costretto a recarsi in centrale dopo l'orario di chiusura per ritirare la lettera, in cui Bill scrive che lo stima molto, ma lo invita anche a moderare il suo fare violento, perché non gli permetterà mai di farsi strada nella vita. Mentre Jason sta leggendo, da fuori Mildred, che pensa che la struttura sia sgombra, inizia a lanciare contro la caserma delle bottiglie molotov, dandole fuoco. Vuole infatti vendicarsi, poiché i suoi cartelloni sono stati dati alle fiamme il giorno prima, e pensa che i responsabili siano i poliziotti. Fortunatamente Jason riesce a uscire in tempo (senza sapere che Mildred è la causa dell'incendio), ma le ustioni sul corpo lo costringono comunque a una breve degenza in ospedale.

Qualche giorno dopo viene dimesso, e nel corso di una serata al pub origlia una conversazione fra due uomini: uno di essi (che in passato aveva minacciato la stessa Mildred) si sta vantando dello stupro e dell'omicidio di una giovane ragazza, avvenuto 9-10 mesi prima, e secondo modalità sospettosamente analoghe alla violenza subita da Angela. Jason prende il numero di targa della sua auto, e con una provocazione graffia l'uomo, in modo da poter carpire un po' di pelle. Fra le poche prove indiziarie della morte di Angela vi erano infatti alcune tracce di DNA, e Jason pertanto consegna il campione ai poliziotti, sperando che riescano a identificare lo stupratore nell'uomo del pub; contatta anche Mildred (che nel frattempo ha scoperto che a bruciare i cartelloni è stato in realtà l'ex marito Charlie, nel corso di una notte brava), dicendole che forse sono sulla buona strada per scoprire i colpevoli. Questo riaccende un barlume di speranza nella donna.

Le speranze però si rivelano infondate: Abercrombie informa Dixon che il campione di DNA non corrisponde a quello trovato sul corpo di Angela, che l'uomo era all'estero in servizio militare e che le informazioni al suo riguardo sono riservate. Tuttavia Jason è sicurissimo del fatto che l'uomo del pub sia, se non il violentatore di Angela, comunque un violentatore, e così fa una proposta a Mildred: grazie alla targa dell'auto ha scoperto che l'uomo vive in Idaho, e quindi la donna potrebbe recarsi da lui per farsi vendetta da sola, lenendo così in parte il dolore per la scomparsa della figlia. Mildred accetta, e il giorno dopo i due partono assieme. Sulla strada, Mildred chiede a Jason se sia proprio sicuro di voler uccidere l'uomo, e questi le risponde di no, rivolgendo poi la stessa domanda alla donna, che risponde di non esserlo neanche lei. I due decideranno cosa fare strada facendo.

Un film duro, violento, che ti entra nel cuore. La madre è antipatica, così come tutti i protagonisti. Non ce n’è uno che si salvi, eppure a mano a mano che la trama del film si dipana, si riesce a comprendere che in realtà nessuno è come sembra.

La madre è dura con se stessa perché nella stessa sera in cui fu uccisa la figlia, durante l’alterco che ebbe con lei, le aveva augurato di essere violentata. Cosa che successe effettivamente.

Lo sceriffo, uomo integerrimo, malato terminale di tumore, decide di non soffrire più, uccidendosi.

Il poliziotto stronzo, estromesso dal suo ruolo proprio per il suo carattere, alla fine capisce dove sbaglia e accetta la sua natura, diventando il primo quasi amico della sua acerrima nemica, la madre.

Un film tenace, che tiene col fiato sospeso, condotto magistralmente bene, scarno, avido nei contorni. Le scene sono dirette, non ci sono fronzoli, non si disperde.