Ieri sono andato in città a mangiare e mi sono fatto una bella bistecca con patatine. Però prima di arrivarci, ho trovato la strada sbarrata, chiusa. Non so per quale motivo. In mezzo al buio ho fatto inversione in una strada strettissima con i massi lavici che spuntavano ai lati. Ansia. Ho rischiato di rimanere senza benzina e infatti una volta sulla autovia, ho ruzzato il più velocemente per trovare il benzinaio che con tutta calma mi riempie il serbatoio. 40 euri ma mi sentivo ormai molto più sicuro. La notte non avrebbe riservato altri intoppi. Invece sì. Per trovare un parcheggio, essendo sabato sera, ho dovuto recitare tutti i rosari che mi rimanevano a disposizione. Poi per un colpo di fortuna, ho visto con la coda dell’occhio che uno se ne stava andando via. Con nonchalance, faccio inversione ad u, entro in contromano e rifaccio un’altra inversione ad u per entrare nel parcheggio. Spero che non mi abbia visto nessuno. Tanto peggio di così…
Sono arrivato sano e salvo all’albergo, peccato che non avessi calcolato in maniera corretta l’alzata del primo gradino, che era fuori misura rispetto agli altri. Ho inciampato e a momenti mi ritrovavo in piscina. Ma non posso metterla proprio davanti ad una scala!
Comunque tocco il letto e mi addormento profondamente.
Oggi, ultimo giorno qui a Lanzarote. Nuvolette innocue. Pantagruelica colazione come al solito. Una colonia di mici mi guardava oltre il vetro. Ma stare di fuori non ci penso minimamente con il vento forte…
Alle 9,30, cerco di lavare il parabrezza con l’acqua minerale. Mi dispiaceva. Ma non avevo altre alternative. Comunque dopo aver migliorato di molto la visibilità, mi dirigo a nord. L’unico posto che non ho visto è Puerto del Carmen. Dovevo seguire il mio istinto e lasciarla perdere. Località insulsa, godereccia, più brutta di Rimini, quella vacanziera. Quelle due spiaggette che ha, sono talmente inglobate da mastodontici hotel, che la bellezza di queste calette viene completamente nascosta. Sono scappato dalla nausea.
Decido di andare al porto seguendo una strada panoramica, che va su in montagna e si getta a capofitto su Playa Blanca. Mi sono un po’ riconciliato dalla bruttura di certe località. Almeno dall’alto si respira aria pulita e non si vedono certe cose orrende.
Al porto, sul piazzale, vengo fermato da ben due auto della Guardia Civil. Ce li avete presenti i film polizieschi? Tipo Viola come il Mare? Ah? È un poliziesco? Va beh, dicevo. Una con un sorpasso azzardato mi si piazza davanti con un testacoda e l’altra mi blocca da dietro. Oddio, che cosa ho fatto? Mi sono messo le dita nel naso? Ho parlato male del ristorante Torano? Sono entrato contromano nella viuzza di Playa Blanca? Ho sbagliato di nuovo la corsia per il traghetto? Terrorizzato, tiro giù il finestrino e il tipo tracagnotto di verde mi fa un cenno di sorriso. E se ne vanno, lasciandomi come un’arringa salata. Dallo specchietto retrovisore vedo la stessa scena mentre fermano un’auto blu. Ma vi state divertendo? Mi avete fatto cagare addosso.
Alle 13,30 parte il traghetto, il mare è mosso, il ponte dondola, il capitano sulla plancia scruta, sembra preoccupato. Io mi sto riprendendo dalla scena di prima, un’altra emozione così le mie coronarie non reggono. Invece partiamo, sfidando le onde con beccheggi da vomito.
Arrivo stravolto a Corralejo, ho l’impulso di baciare terra ma mi trattengo. Manca meno di un’ora per le 15, per il check-in in albergo. Mando giù il boccone e passeggio per la città. Confermo, è proprio brutta e turistica. La dirimpettaia Playa Blanca ha un qualcosa di più vivace, qui mi sembra davvero un mortorio.
Arrivo in albergo alle 14,50. La tipa mi tira un pippone perché la stanza non è pronta. Aspetto le 15 e le vomito addosso tutta la mia insoddisfazione. Anziché stare schiscia, la tipa me le rimanda indietro. Le ho detto che l’albergo Bristol fa schifo e che già due giorni prima su booking com avevo lasciato una poco lusinghiera valutazione della struttura. E che questa volta andrò giù di brutto. Me ne esco tutto stizzito, incavolato come una iena. Poi una volta arrivato al mare, mi passa tutto. Cammino sulla spiaggia grande, anzi grandissima, dove ti perdi, non solo tu ma anche l’auto. Arranchi nelle dune, affondi nella sabbia, temo che un kite-surfing mi cada in testa. Anzi uno me lo dice. Si sposti da lì, che se cade la devo pagare per nuovo. Non si preoccupi, tanto ho la testa dura. Arrivo sulla battigia, ansimante, con gli alveoli collassati, pieni di sabbia. Saturazione sotto i piedi. Ma non demordo. Faccio alcune foto e mi spiaggio sul primo lettino libero.