È risorto il wifi: posso riprendere la normale routine dei diari di viaggio, in ogni caso il costo dei venti euro mi sta proprio sul gozzo, perché, diciamocelo, la velocità non è proprio una scheggia. Ma accontentiamoci, come dice mio nipote.
Ieri figuraccia colossale davanti all’intero Club Me(v)d.
Il dress code (una stupida proposta di usare un certo tipo di abbigliamento per ogni serata) prevedeva il bianco. Immaginate di che colore erano le nostre magliette? Ve lo devo proprio dire?
NERE. Indovinato!
Eravamo gli unici cretini con un maglietta nera in mezzo a uno stuolo di madame e monsieurs di bianco. Ovviamente gli italiani si sono subito fatti riconoscere. Eravamo la barzelletta del Me(v)d. Ma a noi le critiche non tangevano affatto. Tant’è che Carlo si è impegnato con Marion, una francesina dalle origini siciliane, le cui conoscenze linguistiche erano ben celate, visto che non sapeva mezza parola di italiano. La gentil signora ha voluto sedersi proprio accanto a mio nipote, il quale è diventato paonazzo, virando al violaceo, per colpa anche dell’abbronzatura. Più che altro non sapeva dove guardare, se non direttamente alle tette o al fois grasse di cui si stava ingozzando.
Anche ieri sera il party è continuato tra il teatro, la hall e il bar dove Carlo ha bevuto tutta la sequenza di cocktails previsti nella carta, partendo dalla Margarita al Love Stiller, passando per alcuni mojti e pina colada annessa.
Poi, dopo che era bene in botta, mio nipote ha inziato a cincischiare con Serena, sì quella squercia che ha gli occhi sgranati come la Garfagna. Alle due finalmente siamo riusciti ad arrivare nella nostra suite.
Oggi tempo incerto, però più bello che brutto. Riusciamo ad affittare una voiture. La sciura che ci lascia la Clio è una gentil donna agée, ma talmente svampita che per parcheggiare ha fatto fuori un’intera frizione e si è fermata nel bel mezzo di una pozzanghera precipitandovi per intero una volta scesa. Lei con no chalance si aggiusta il cappellino e si porta al renter.
Noi la guardiamo basiti.
Finalmente un giro fino alla punta orientale, ci dà la possibilità di vedere uno dei posti più belli e incredibili di Guadalupe, la Pointe des Chateaux. Un posto incredibile. Non c’è stato nemmeno bisogno di trascinare mio nipote visto che anche lui era favorevolmente colpito dalla bellezza del luogo.
Dopo di che puntiamo verso nord, dopo aver fatto breve sosta al Club. Ci vediamo le scogliere, il mare rabbioso e forte e ci fermiamo in un paesello denominato Petit Canal. Cerco di fare amicizia con dei cani e con un toro, ma senza successo. Anzi ho rischiato di brutto di farmi incornare.
Adesso ci prepariamo a un’altra notte di devasto. Stay tuned.