Le poste di via Magni, quando il tuo pacco è nelle mani di Grazia
È la terza puntata della saga delle Poste di Via Magni. Le altre le leggete qui (http://www.charliegolf.it/blog/le-poste-italiane-tra-villa-guardia-e-via-magni-altra-tragicommedia/) e qui (http://www.charliegolf.it/blog/le-poste-italiane-di-via-magni-una-tragicommedia/).
Ho fatto nei giorni scorsi un ordine su Amazon, spalmato su due pacchi che sarebbero arrivati prima di Natale.
Oggi, alle 13.08, mi arriva la notifica dell’arrivo di uno dei due alle poste di Rebbio. Mi precipito fuori prima che l’ufficio chiuda. La posta non dista più di un chilometro da casa mia.
Arrivo con facilità e nell’orario di apertura. Già dovevo capire che non era giornata. Appena mi avvicino all’entrata. una signora, con le peggiori parolacce a seguito, esce fuori dalle Poste, sbattendo la porta. Quasi quasi mi travolge e inciampa nella corda di Jake.
La Grazia, impietrita, col viso consunto, il dito di ricrescita, i capelli poco vaporosi, leggermente unti, dismessi, sembra la Santa impalata e consacrata alle leggi dell’Inquisizione al centro del bancone.
Di fronte, un napoletano parla fitto fitto con l’unico impiegato: sembra che si divertano un mondo.
La Grazia ha il coraggio di sparire: vorrebbe chiudere la porta dell’Ufficio dietro di sé, sempre più sconsolata, ma si trattiene. Parte una telefonata con una lunga litania, recitando il misfatto avvenuto poco prima.
Poco dopo è il turno di una ragazza giovane, distinta, coi capelli biondiccioopaco, con una quantità incalcolabile di buste tra le braccia. Deve spedirle tutte via raccomandata in distinta (che non so cosa voglia dire).
L’impiegato inizia a sbuffare. È cambiata la procedura, non sa come fare. Grazia, Graaaaaaaazzia…
A me scappa da ridere ma mi trattengo. E inizia il cinema.
Lei esce più affranta di come era entrata. Ma cosa ci vuole? Lui insiste, consiglia di chiamare almeno le altre tre impiegate assenti. Grazia ad ogni nome snocciolato come i grani del rosario ha una scusa pronta: è in vacanza, non è capace, ma proprio quella?.
Alla fine chiama la Luisa (non ricordo, nome di fantasia) che istruisce la Grazia al telefono che, a sua volta, illustra al collega la procedura. Apri l’applicativo, schiaccia ALT F3. Il volto della Grazia si illumina in un sorriso, sempre più radioso dopo ogni istruzione efficace. Vedi, vedi come è semplice? La procedura è la stessa, cambia solo la grafica. Liquida la Luisa e si eclissa. L’impiegato napoletano dopo tre secondi netti si impianta e inizia a smadonnare dentro di sé.
Esce di nuovo la Grazia, sbuffando, persa. Non si fila il collega che disperatamente sta digitando come un forsennato sulla tastiera. Qualcuno deve fare qualcosa?, grida nel salone vuoto, dove c’eravamo io e Jake. Sì, devo ritirare un pacco Amazon. Lei si illumina di immenso, un qualcosa di semplice, semplice… Rovista nel solito armadio come se dovesse scoprire il tesoro di Indiana Jones. Perlustra tutti gli scaffali, e si blocca. Ma ci sono due pacchi. Certo, rispondo io. A me è arrivata la notifica solo di uno, ma se c’è l’altro meglio ancora.
Torna nel suo ufficio, allarmata e riesce fuori poco dopo. Non posso consegarle nessuno dei due pacchi perché non sono stati registrati.
No, ma come? Legga, e intanto apro la GMAIL declamando manco fossero i versi dell’Amleto le testuali parole: IL SUO PACCO é PRONTO PER IL RITIRO. La vedo, una smorfia le passa sul volto. Sembra trafitta da un dardo.
Rientra nella tana e da lì mi urla, Le posso dare solo uno pacco. Ecco, vede? rispondo in modo perfido. Venga qui nel mio ufficio che deve firmare il pad.
Mi dico dentro di me, cusal’è il pad? Inizio a ridere come un pazzo. Lo so quello che pensa lei. Non credo proprio cara signora. Lei pensa che io non sia elastica. Quello che penso io È molto peggio di quanto lei creda che io pensi. Hanno cambiato l’applicativo proprio in questi giorni. E mi dico… ma sempre a due giorni dal Natale fanno gli upgrade in questo ufficio? Lei sa di aver tirato fuori la supercazzola, me lo legge sul volto sorridente. È sconsolata, ormai il ciuffo pende senza vitalità, con quel dito di ricrescita, sulla fronte. Siamo tutti succubi della tecnologia…
Non lo dica a me, trattenendo una grassa risata, che sono un chirurgo d’urgenza. Chissà quante persone potrebbero morire se fossimo davvero succubi della tecnologia.
Firmo in modo leggibile sul pad, come se la leggibilità della firma indicasse in modo univoco l’appartenenza del proprietario, e me ne esco.
Appena fuori mi accorgo che mi ha appena consegnato il pacco che non avrebbe dovuto perché davvero, quello sì, non era ancora registrato.
Grazie, Grazia, di esistere.