Ero rimasto ad Amsterdam, che – ripeto – ho trovato vuota, mogia e bacchettona. Cartelli appesi in ogni angolo con chiari divieti di urinare in pubblico e di consumare alcool. Vedi che Amsterdam sarà così morigerata che tra un po’ di anni non la riconoscerai più…
In aeroporto Schipol, come detto, nessuno mi ha chiesto uno straccio di rapporto vaccinale o qualcosa inerente al Covid. Davvero misteri europei.
Il viaggio per Oslo è stato veloce, tranquillo, atterrati nella calda luce della sera. Questa volta sì, appena scesi, ci hanno fatto disporre su due file. Lungo la striscia verde dovevi possedere il passaporto e il QRCode, in quella rossa dovevi disporti se non eri ancora vaccinato. Io sono passato senza alcun problema. Letto il QRCode, associato al passaporto e via senza una grinza. Proprio come in Italia.
L’aeroporto Gardermoen era vuoto, con le luci abbassate, quasi spente. Irriconoscibile. Sembrava una baita di montagna, oppure la casa del Bassone quando gli scout si incontrano davanti al falò in momenti di intimità. Incredibile.
Per il ritiro dell’auto, mi è stata indicata una cassetta gialla. Il tizio mi fa: your CAR is in the box! Io lo guardo stralunato e gli dico: really? The intire car? Lui con pazienza, come di fronte a bambini stupidi mi guarda sollevando gli occhi: Obviously not, just the key. E mi aiuta a inserire il codice di prenotazione e tutti i dati della carta di credito. Non pensava che fossi capace.
Esco nella sera, sull’autostrada. Desertissima, vuota, silenziosissima. Pensavo alla canzone Hotel California con la sua autostrada deserta. Altro che gatto in tangenziale! Un’alce, anzi due, che ho rischiato di stirare sotto. Ci siamo spaventati entrambi. Ognuno però è andato per la propria strada. Mezz’ora dopo sprofondo nel mio letto in questo albergo in riva al lago. Ho iniziato a pensare a tutti i film horror, di morti e quant’altro. Sempre un lago c’è…
E nulla. Ieri dopo un lunghissimo giro a piedi, ho percorso tutta la regione del Telemark in diagonale e verso est. Macinato oltre 500 km, andando lentissimamente, fermandomi ad ogni lago o fiordo, mille cantieri. Sembrava la ventimiglia-sarzana ma neanche una mezza coda. Arrivo a Haugesund alle venti nel pieno di uno scroscio, sembrava un monsone. Cinque minuti dopo un cielo perfettamente azzurro, setting ideale per le fotografie alla spiaggia.