Lo so, non riesco a stare fermo. Dal momento che sono riuscito a sopravvivere all’avventura del deserto, ho voluto spendere il mio ultimo giorno qui a Salallah, andando verso la parte orientale del Dofhar, la regione in cui mi trovo.
Spendere soldi per un taxi, non mi andava proprio, così, visto che non guidano male, ho deciso di affittare un’auto per la giornata odierna. Mi hanno chiesto soltanto 20 rial, più o meno 50 euri. Subito glieli ho dati, in taxi avremmo speso almeno il triplo.
Con la mia Toyota Corolla, bianchissima, come del resto tutte le auto in Oman, mi sono portato sulla super che mi portava verso Salallah. Il primo incontro con un branco di dromedari è stato drammatico. Questi impunemente hanno attraversato la statale come se fosse il loro territorio (certo, non poteva essere altrimenti) e senza guardare hanno invaso le due carreggiate. Ok, non ho corso nessun pericolo, andavo pianissimo e la strada era dritta come una stecca da bigliardo. Ma…
Una volta a Salallah, mi sono tenuto verso la costa, lungo la strada più a sud. Così ho potuto fare delle soste intermedie per guardami la spiaggia, sempre immensa e bianchissima. Non c’era traffico, era venerdì giorno festivo per i mussulmani. Così ho potuto oltrepassare tutto l’agglomerato della cittadina di modeste dimensioni. Superato il porto di Salallah, è diventato subito deserto.
Ma come? C’erano delle case poco fa… Ma non importava. Volevo arrivare alla spiaggia tra le due montagnette, per cui più delimitata e con un mare turchesissimo. Nel rettilineo che fiancheggiava la strada, mi sono fermato in diverse rientranze per alcune foto… Ero davvero incantato da quello spettacolo. Mare superbo e spiaggia che mi ha ricordato le Maldive. In effetti, in alcuni tratti non sapevi distinguere tra i due paesaggi.
Ci siamo fermati al centro della spiaggia, vicino a delle casupole in cemento, adibite ad area di sosta. In spiaggia era ancora più splendido, davvero tanto… Una miriade di gabbianelle erano sulla spiaggia ad oziare, i maschietti in prima fila e poco dietro le femminucce, con lineamenti più delicati e la testa scura. Sono arrivati due pescherecci nel frattempo e ovviamente i gabbiani hanno iniziato impunemente a sorvolare in attesa del pesce. Sapevano che c’era del cibo per loro.
Ho assistito allo scarico delle casse di pesce su furgoni che sono partiti per la capitale. Avrei voluto fare il bagno ma non essendoci la barriera corallina, ed essendoci due montagne a delineare la baia, non ho voluto rischiare per nulla. Ma mi bastava tutto questo davvero tanto. Siamo stati fino a mezzogiorno, quando ci siamo portati al centro di Salallah.
Un delirio di persone pregavano attorno alle moschee principali, che non riuscivano a contenere il numero notevole di credenti. Temevo di andare con l’auto ad urtare qualcuno steso a pregare sulla carreggiata. Prima di finire in prima pagina su La Provincia di Salallah. Un fracco di gente si era riversata sulle strade, sui marciapiedi. Ed erano tutti maschietti. Dai minareti all’unisono la preghiera dei versetti coranici si diffondeva greve per il cielo azzurro e tra le strade polverose della città.
Volevo vedere il souq, o un posto dove fare compere ma era tutto chiuso, letteralmente… Mater scalpitava perché doveva prendere i souvenir. Io mi sono messo di impegno ma in città a mezzogiorno e di venerdì era un’impresa impossibile, come scovare il Santo Graal.
Abbiamo girato a lungo tra le vie principali, ma non c’era verso. Poi, purtroppo, abbiamo trovato un grandissimo centro commerciale, tipo il Centro di Arese, enorme, di marmo lucidissimo, ed è stato il disastro…
Siamo però riusciti a vedere l’ultimo tramonto, che è stato il più bello in assoluto.