La prima parte del viaggio è stato il volo per Dubai. Una tratta di 5 ore e mezza su un A380, quello a due piani, mastodontico, capiente, con tanto spazio tra le corna e le capelliere e un metro abbondante per allungare le gambe.
Altro che voli dell’American Airlines. Efficenza, puntualità, cortesia, cibo decente, e una caterba infinita di film, musiche, giochi, documentari…
E pensare che è stato il volo più economico rispetto alle compagnie europee… Ormai l’Europa è finita ed è vecchia.
Sono qui a Dubai tra il Duty Free Shop e le panchine dove un bambino accanto a me sbocconcella un pezzo di pizza che puzza di curcuma. Adesso gliela caccio in gola o gli vomito addosso, infarcendo ancor di più la sua indigesta porzione di pizza.
Mater l’ho persa giù nella hall del Duty Free. Ha visto un bracciale il cui prezzo finale era pari a 2.600 euro. Mi guarda con incredulità e mi chiede sul perché costasse così tanto; ci credo era un collare più che un bracciale, era una zavorra di un quintale.
Ma non ho osato dirglielo. E visto che i 2.600 euri era un prezzo fuori budget, ha cercato altre preziosità. L’ho lasciata al suo destino.
Tra poco, alle 2 e 35 l’altro volo per Mauritius. Intanto vado a recuperare Mater prima che faccia disastri. Stay tuned