I buoni propositi di non prendere l’autostrada sono stati spazzati via dopo aver percorso alcuni paeselli della costa: a parte qualche casa creola interessante, il resto è di una disgustosa architettura francese.
Ho pensato a Rimini, che è già triste di per sé, ancor di più in inverno, così me ne sono scappato in autostrada e sono arrivato a Tampon, dove finisce.
La odio quella città, non solo per il nome, ma perché è interminabile con tutti quei comunelli a distanze chilometriche, delle quali prendono il nome.
Il cielo da sereno è diventato nuvolo ed è rimasto così per tutta la giornata. Poco male: siamo alla Reunion. Almeno non ha piovuto incessantemente.
Ho tagliato la parte interna, quella degli altipiani da dove si vedono le alture delle montagne più mportanti. Purtroppo sono arrivati i nuvoloni e non sono riuscito ad ammirare il panorama. Ma era bello lo stesso.
Sul valico, tanto per cambiare, una madonna sembrava intenta ad ascoltare i pastorelli piuttosto che ammirare il paesaggio. Procedendo, mi sono buttato a rotta di collo giù per il crinale orientale dell’isola.
Mi sono solo fermato a La Plaine des Palmistes una cittaduncola carina, creola, sede del Parco Nazionale della Reunion, inugurato da Hollande nel 2014. Un posto davvero interessante e multimediale con immagini bellissime.
La natura chiamava però, così le deviazioni per la Cascata Biberon, davero minuscola, un semplice nastro argenteo lungo il versante della montagna, e per il Grande Lago sono state obbligatorie. Mater non ha voluto partecipare a queste attività naturalistiche per il tempo ma soprattutto perché la natura non le aggrada molto. Il suo umore era pessimo.
Così per farmi perdonare l’ho portata in centro a St Benoit dove ha potuto fare un po’ di shopping. Durante il tragitto mi sono visto un coloratissimo tempio Tamil. L’esterno invero era un po’ trascurato ma dentro era veramente stupendo.
Alle 16 abbiamo fatto ritorno per l’albergo, facendo una deviazione a Santa Susanna – mancava questa santa – dove abbiamo visto un faro.