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Non ho ancora scritto niente di questo viaggio a Rodi per diversi motivi che vi elencherò in un altro post. Faccio un eccezione perché credo sia meritoria di menzione la serata di oggi, in particolare il momento del cocktail di benvenuto dell’Alpiclub.
Sapete: io non vado matto per i resort, per i villaggi, per la stanzialità dell’all inclusive a bordo piscina. Sono cose che sono lontanissime da me mille miglia e se qualche volta ho accettato questo mondo, ci sono stati validi motivi, tra cui in primis il confort per Mater e il suo benessere.
Stasera, dopo tre giorni qui a Rodi, quelli dell’Alpitour hanno dato un cocktail di benvenuto nella terrazza panoramica del blocco principale da cui si vede tutto il resort. Alle 19 precise, io, mater, bro e sua moglie ci presentiamo belli vestiti, quasi eleganti, neanche fosse la prima di un evento teatrale. Alla fine si sono presentate in tutto 10 persone. Quattro noi, una famigliuola di tre persone e altri non identificati. Gli operatori turistici dell’Alpitour, anche loro erano in pochissimi, due maschietti e qualche femminuccia. Il buffet era oversized, potevi sfamare l’intero continente africano. Formaggi, pizze, stuzzicchini, pomodorini, che sono stati schifati da tutti, e un po’ di insalata. Da bere, anche qui potevi scegliere se sbronzarti per un intera settimana o rimanere più parchi con del succo di frutta.
Il punto che mi ha fatto riflettere quando quella dell’Alpitour al brindisi, ci ha letto una commovente poesia di Gio Evans (non so chi sia ma mi ricordo di averla sentita) che riporto interamente:
Viaggiate
che sennò poi
diventate razzisti
e finite per credere
che la vostra pelle è l’unica
ad avere ragione,
che la vostra lingua
è la più romantica
e che siete stati i primi
ad essere i primi
viaggiate
che se non viaggiate poi
non vi si fortificano i pensieri
non vi riempite di idee
vi nascono sogni con le gambe fragili
e poi finite per credere alle televisioni
e a quelli che inventano nemici
che calzano a pennello con i vostri incubi
per farvi vivere di terrore
senza più saluti
né grazie
né prego
né si figuri
viaggiate
che viaggiare insegna
a dare il buongiorno a tutti
a prescindere
da quale sole proveniamo,
viaggiate
che viaggiare insegna
a dare la buonanotte a tutti
a prescindere
dalle tenebre che ci portiamo dentro
viaggiate
che viaggiare insegna a resistere
a non dipendere
ad accettare gli altri non solo per quello che sono
ma anche per quello che non potranno mai essere,
a conoscere di cosa siamo capaci
a sentirsi parte di una famiglia
oltre frontiere, oltre confini,
oltre tradizioni e cultura,
viaggiare insegna a essere oltre
viaggiate
che sennò poi finite per credere
che siete fatti solo per un panorama
e invece dentro voi
esistono paesaggi meravigliosi
ancora da visitare.
Già la poesia in se ci ha fatto venire giù i lacrimoni, sapevo che era un po’ stonata nel contesto in cui l’ha letta, con lo spritz in mano e tartarella di formaggio nell’altro. Ma sono state le parole che sono seguite che mi hanno definitivamente steso. Era il primo cocktail dopo uno stop di 2 settimane a causa dell’incendio. E che ci ringraziava per aver avuto il coraggio di scegliere di nuovo Rodi e di non essere scappati. E che loro erano riusciti a rimanere, ad avere il loro posto ed erano felici di essere lì, in questo posto, a bere e a festeggiare, perché viaggiare è il loro motivo di vita ma soprattutto il loro lavoro. E giù altre lacrime. Mi sono sentito un po ‘ in colpa per tutti i pensieri malsani avuti ma alla fine, li ho abbracciati tutti e li ho ringraziati uno per uno, non dovevano essere loro a ringraziarci ma noi…
Ecco è tutto. E in questa sera non posso che essere felice di essere in questo posto. Il fuoco ci ha legati e ci ha tenuti assieme, nonostante tutto.