Dell’ultimo giorno c’è poco da scivere. Quel paio di ore lo abbiamo passato a prepare le valigie e a fare colazione. Alle 13 doveva partire l’aereo della Neos. Non avevamo proprio nemmeno tempo per i souvenir.
Così mi spiaggio su uno dei divanetti della hall, grande quanto la piazza San Pietro. Una cupola affrescata con soggetti ripresi dalla divinità greche, secondo me erano più soggetti ripresi dal cartone animato Pollon. E fresco glaciale. Sembrava che qualcuno avesse aperto il frigorifero. Non mi sarei mai alzato, credevo che se fossi rimasto mi sarei conservato bene con la crioterapia gratuita che mi prendeva addosso.
Il pulmann dell’Alpitour, altrettanto mastodontico, mi riporta alla realtà. Tra poco Rodi sarebbe diventato solo un ricordo lontano. Dovevo subire lo strazio dell’ultima volta sulla statale e percorrere in senso inverso la via Crucis degli alberghi per prendere i vacanzieri che avevano terminato la loro settimana come noi.
L’aeroporto di Rodi è così sottodimensionato, così poco espandibile, che tra poco scoppia. Il Diagoras è un palazzone di cemento armato, con pochi punti luce. Lontano anni luce dal concetto di aeroporto moderno, con volte megagalattiche, tutto vetro e acciaio.
Anche qui le formalità sono poco più che un prurito. Passavano via in fretta, così i controlli del ceck-in. Si passa via tutto di fretta, senza eccessivi controlli. E mi fiondo nel duty free shop. Anzi no, Mater rimane ferma tra un Toblerone e una scatola di Kalvas. Non sa cosa scegliere. La ignoro. Cerco il mio aereo della Neos. Sono sicuro che è atterrato, Flight Radar 24 non mente. Ho visto la traccia in diretta, ma non trovo l’aereo. Uno che crede di sapere tutto lui, mi dice che è nascoto in fondo, da qualche parte. Gli voglio chiedere se è scemo oppure no. Il Diagoras è tutto qui, lo si abbraccia a colpo d’occhio, non è una piazza d’armi. Quattro aerei e il piazzale è pieno. Alla fine scopro che l’aereo completamente bianco, senza logo, senza uno straccio di scritta, è il nostro. La targa, non so come si chiami, corrisponde a quella proposta dal sito. Sono così completamente stupito di salire su un aereo senza un riconoscimento. Per un momento temo di essere sottocopertura, di trasposrtare chissà chi o cosa. Ma quando partiamo, siamo già in direzione Malpensa e il personale della Neos ci accoglie con le caramelle Ricola, una fetta di pollo e un succo d’arancia. Rodi svanisce via, e poco dopo, questa volta lo riconosco bene il ponte di Patrasso, arriviamo alla punta dello stivale. Siamo in Italia. La percorriamo tutta, lungo una rotta dritta dritta che ci porta a Milano.